Il piano di Draghi per tagliare le tasse: si parte da Irap e Irpef

Le ipotesi sul tavolo del governo sono il taglio dell’Irap e quello del terzo scaglione dell’Irpef. La riforma del fisco arriverà nel 2023

Un anticipo del taglio delle tasse in attesa della delega fiscale. Grazie agli spazi di bilancio aperti da una crescita 2021 al 6% che potrà contare su circa 22 miliardi di extradeficit e su un tesoretto da 4,3 miliardi, frutto della lotta all’evasione, che sarà iscritto nel Fondo speciale. Con l’obiettivo di ridurre l’Irpef e l’Irap. Questo è il piano di Mario Draghi e Daniele Franco in attesa della riforma del fisco che il governo si era impegnato a presentare entro luglio, ma che invece dovrebbe arrivare la prossima settimana. Un disegno di legge delega, spiega oggi il Corriere della Sera, che conterrà solo i principi, un provvedimento «molto generale». Poi, una volta che sarà stato approvato dal Parlamento, le misure verranno prese dal governo coi decreti delegati, sui quali il Parlamento dovrà esprimere solo un parere.


Il taglio di Irpef e Irap

Insomma, un percorso lungo. Tanto che lo stesso premier Draghi ha detto che è «prematuro» parlare di quanto verrà stanziato con la manovra per concretizzare la riduzione delle tasse. Le ipotesi sul tavolo però sono due. La prima prevede un intervento di taglio dell’Irap su imprese individuali e professionisti, mentre per le società che versano l’Ires non cambierebbe nulla e il vecchio tributo resterebbe sotto forma di addizionale. In alternativa c’è l’idea del taglio del Cuaf, il contributo unico sugli assegni familiari. Poi c’è l’Irpef, e qui sotto la lente c’è il terzo scaglione che riguarda i redditi dai 28 ai 35mila euro annui. L’idea è di ridurre di un punto l’aliquota del 38%. L’intervento costerebbe tre miliardi. Lo spazio fiscale c’è per effettuare entrambi gli interventi.


La riforma omnicomprensiva del fisco invece arriverà soltanto nel 2023. Spiega oggi La Stampa che in base alle previsioni del Mef la pressione fiscale che quest’anno si dovrebbe attestare al 41,9% del Pil (42,8 nel 2020 a causa del crollo del prodotto interno) il prossimo anno «si manterrà pressoché stabile, al 42%, per iniziare a scendere negli anni seguenti quando farà segnare un calo medio di circa 0,2 punti di Pil all’anno (circa 3 miliardi di euro, fino a raggiungere il 41,5% del Pil nel 2024». Quanto alle risorse si potrà contare sul netto miglioramento della cosiddetta «tax compliance», ovvero l’attitudine a pagare correttamente le imposte, che dal 2018 a oggi ha fatto affluire ben 4,35 miliardi di entrate permanenti al fondo taglia-tasse.

Il quadro macroeconomico

Con il via libera alla Nota di aggiornamento al Def il governo disegna un nuovo quadro macroeconomico che lascia margini di azione insperati solo qualche mese fa: restrizioni anti-Covid via via ridotte, campagna vaccinale e robusta ripresa dell’attività economica consegnano conti in ordine molto più di quanto immaginato ad aprile, con il deficit che si ferma al 9,4% (dall’11,8% stimato) e ridotto di quasi 6 punti, sotto il livello del 2020, al 153,5% nel 2021 e che scenderà sotto il 150% già a partire dal prossimo anno, complice anche l’aumento dell’inflazione. Un nuovo scenario che consente di prendersi oltre un punto di Pil all’anno di extradeficit per i prossimi tre anni e rimandare al 2024 una nuova tornata di spending review che, insieme alla stabilizzazione dei ritmi di crescita, porti il debito gradualmente a livelli pre-pandemia nel 2030.

Nel frattempo per il prossimo anno ci saranno circa 20-22 miliardi a disposizione per nuovi interventi, indicati nel documento e specificati dal ministro dell’Economia Daniele Franco: andranno gestiti ancora gli effetti della pandemia, sia finanziando l’acquisto di farmaci e vaccini contro il virus, sia sostenendo i settori in difficoltà perché non tutte le categorie, dal primo gennaio prossimo saranno uscite dalla fase che stiamo vivendo. Ci saranno poi i fondi garanzia, gli incentivi per l’efficientamento energetico degli edifici, gli incentivi per investimenti innovativi. E arriveranno anche i livelli essenziali di assistenza per alcuni servizi cruciali: asili nido per il 33% dei bambini in ogni Comune; un assistente sociale ogni 6.500 abitanti; potenziamento del servizio di trasporto per gli studenti disabili.

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