Iva, Irpef e catasto: cosa prevede la riforma delle tasse (anche sulla casa) che non convince la Lega

Dietro la motivazione del mancato tempo tecnico per valutare il disegno di legge, Salvini e i suoi denunciano «un mancato rispetto degli accordi pattuiti» sulla riforma del sistema fiscale. Ecco quali sono i punti critici che hanno aperto la faglia verde nella maggioranza Ursula

La legge delega sul fisco approvata ieri, 5 ottobre, contiene soltanto dei capitoli generici. Linee di indirizzo – alle quali si aggiungeranno una serie di decreti attuativi -, sufficienti però per far disertare il Consiglio dei ministri alla Lega e aprire l’ennesima faglia nella maggioranza. Benché il Carroccio individui nelle questioni di metodo il motivo principale della spaccatura, «i ministri della Lega non possono avere la bozza in mano alle 13.30 per una riunione alle 14», sono altrettanto chiari i punti della delega che il partito di Matteo Salvini vorrebbe stralciare. Primo tra tutti, la revisione del catasto. Mario Draghi l’ha definita «operazione trasparenza» e si basa sull’abbandono del sistema attuale di rendite e moltiplicatori, «numeri senza senso» secondo il presidente del Consiglio e che non inquadrano il valore reale degli immobili. Per questo, Draghi ha chiesto nella delega il mandato per individuare parametri più vicini alla realtà del mercato immobiliare, vincolandone l’utilizzo «a partire dal primo gennaio 2026». Poi, sempre nel capitolo dedicato alla revisione del catasto, la bozza prevede l’inasprimento della lotta all’evasione con controlli sugli immobili cosiddetti fantasma, ovvero non segnalati nel catasto attuale e, quindi abusivi.


Come cambiano le tasse in busta paga e sulla casa

Draghi ha garantito «l’impegno del governo a non usare i nuovi dati per ricalcolare le tasse», ma Salvini non si fida e ventila il rischio di nuove imposte per i cittadini nella delega: «C’è un’ipotesi di aumento di tasse che la Lega non avalla». Oltre alla questione catasto, il Carroccio ha sollevato diversi dubbi sulle coperture necessarie per dare attuazione alla riforma dell’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Oggi, chi guadagna tra i 28 mila e i 55 mila euro annui, paga un aliquota al 38%, undici punti percentuali in più rispetto allo scaglione precedente. Il governo, che ha dedicato uno dei dieci capitoli della delega al taglio del cuneo fiscale, punta anche al superamento dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive. Per conoscere più nel dettaglio in che modo l’esecutivo riuscirà a fonderla con l’Ires – ora al 24% -, l’imposta sul reddito delle società, bisognerà aspettare i decreti attuativi. Tornando agli altri elementi di attrito tra Lega e resto della maggioranza, poi, c’è anche il tema del riordino dell’Iva. Se i burocrati del ministero dell’Economia spingono da tempo per una rimodulazione dell’imposta, i politici hanno sempre mostrato ritrosia verso le modifiche dell’Iva, con il timore che ritocchi al ribasso di alcune aliquote potessero comportare aumenti su altre.


Iva

La Lega appare reticente, in generale, a ritocchi sull’Iva, ma alla fine nel legge delega è rientrato un capitolo che ambisce alla semplificazione dell’imposta. Il lavoro sarà quello di concentrarsi sulla distribuzione di beni e servizi nelle diverse aliquote – attualmente ne esistono quattro – nel tentativo di recuperare risorse per provare ad abbassare l’aliquota più alta, oggi al 22%. Gli altri punti previsti nella delega riguardano un generico contrasto all’evasione, l’Imu – il governo vorrebbe che il gettito totale dell’Imposta municipale propria affluisse nelle casse degli enti locali – e l’affidamento delle funzioni dell’Agenzia della riscossione all’Agenzia delle entrate, unificando in un’unica struttura le competenze di entrambe. L’azione che il governo intende perseguire attraverso la legge delega, poi, prevede l’eliminazione delle decine di micro-tributi, nell’ottica di semplificare il fisco italiano preservando, però, la progressività del sistema. La delega, poi, punta alla sostituzione delle addizionali regionali e comunali all’Irpef con delle rispettive sovraimposte. Per dare organicità a tutto il lavoro di riforma, infine, il governo insiste affinché ci sia una nuova codificazione delle norme tributarie, per arrivare a un riordino di tutte le leggi all’interno dei codici.

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