Troppo poco e troppo tardi. A quattro anni di distanza da quello licenziato nel 2017 il governo Draghi arriva a varare il disegno di legge sulla concorrenza. E dopo gli scontri nella maggioranza decide di non decidere sulle concessioni balneari, sul commercio ambulante e sui servizi pubblici locali. Incassando una delega per la mappatura delle concessioni sulle spiagge mentre l’Unione Europea con la direttiva Bolkestein chiede dal 2006 la messa a gara degli stabilimenti. E prendendo così ancora tempo su dossier che avrebbero potuto vedere le barricate del centrodestra. Mentre a protestare stavolta sono i tassisti. Che annunciano lo sciopero contro una deregulation che di fatto ancora non c’è.
Tassisti sul piede di guerra
E questo perché per adesso anche sui taxi il governo ha soltanto una delega. Che investe il riordino dei servizi di mobilità urbana non di linea attraverso un decreto legislativo che garantisca la «promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati». Nulla di così sconvolgente, a prima vista. Eppure per i sindacati delle auto bianche «la possibilità che le istituzioni possano cedere alle pressioni esercitate da gruppi di interesse e alle fameliche mire di grandi multinazionali che gestiscono piattaforme di intermediazione tecnologica, abbandonando così i lavoratori del settore a ricatti e sfruttamento, trasformandoli di fatto da drivers in riders, vedrà la nostra ferma e dura opposizione e la nostra mobilitazione».
D’altro canto quella dei tassisti è una categoria che in questi anni si è mobilitata spesso. A cominciare dal primo tentativo di liberalizzazione delle licenze, datato 2006 e firmato dall’allora ministro dello Sviluppo del governo Prodi, Pierluigi Bersani. Anche allora l’esecutivo fece marcia indietro dopo le proteste delle auto bianche. Così come l’esecutivo guidato da Mario Monti e quello targato Matteo Renzi, dove la pietra dello scandalo erano le licenze degli Ncc (Noleggio con Conducente). Il governo Lega-M5s nel 2018 non promulgò i decreti attuativi che riformavano la disciplina Ncc, scontentando entrambe le parti in causa. E dando la sensazione che il settore abbia la forza di opporsi a qualsiasi tentativo di riforma. Non un buon punto di partenza per la delega di ieri.
Le norme su assicurazioni e bollette
Nel disegno di legge trovano spazio anche nuove regole sulle assicurazioni. Come quella sul risarcimento diretto, che permetteva fino ad oggi all’assicurato di chiedere un risarcimento diretto alla propria compagnia (che poi poteva rivalersi sull’altra) soltanto se le aziende avevano sede in Italia. Adesso, con l’articolo 27, l’obbligo è esteso alle imprese assicurative con sede legale in altri stati europei. Eliminando così un trattamento discriminatorio nei confronti delle compagnie italiane. Nel disegno di legge c’è anche lo stop ai servizi addebitati nella bolletta telefonica senza averli richiesti. Da oggi i gestori dovranno informare il consumatore e avere il suo consenso per attivare i servizi premium in abbonamento e quelli che erogano contenuti digitali attraverso sms e mms. Anche qui arriva il divieto di attivazione in automatico.
Spiagge, notai e bancarelle
Ma i tasti dolenti del Ddl Concorrenza sono quelli che riguardano le spiagge. Ancora una volta un esecutivo rinvia l’applicazione della Direttiva Bolkestein sugli stabilimenti balneari che attende l’applicazione ormai da 15 anni. E fa scalpore che a farlo sia proprio il governo di Mario Draghi, ovvero colui che voleva dimostrare all’Europa che in Italia la musica era cambiata. La delega al governo prevede entro 6 mesi una mappatura di tutte le concessioni esistenti per «promuovere la massima pubblicità e trasparenza dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori». Nei fatti l’esultanza di Matteo Salvini («La Lega ha evitato il ritorno della Bolkestein») spiega che anche questa volta sarà per la prossima volta: nessuna cancellazione della norma che prolungava le concessioni al 2033 nonostante le richieste dell’Antitrust italiano e dell’Unione Europea.
Eppure proprio l’Agcm aveva pubblicato un report in cui spiegava che la stragrande maggioranza delle concessioni demaniali marittime vengono affittate a un canone medio di 2500 euro l’anno. Da confrontare con i 15 miliardi di fatturato totale per il settore. Anche per i notai italiani il pericolo è scampato. La norma che li autorizzava a esercitare le sue funzioni su tutto il territorio nazionale è scomparsa dall’ultima bozza del provvedimento. E anche gli ambulanti vedono rinviata la norma che portava la liberalizzazione nel settore. Fino a quando?
Leggi anche: