Cop26, 200 Paesi firmano un accordo «annacquato»: l’India si impunta sul carbone e manca l’impegno sugli aiuti ai paesi poveri

Slitta l’impegno dei paesi ricchi ad aiutare quelli poveri nella crisi climatica. All’ultimo minuto l’India si rifiuta di abbandonare il carbone per la produzione energetica

Non sono stati sufficienti i 12 giorni previsti per individuare un accordo comune che contentasse tutti i Paesi seduti al tavolo della negoziazione. La Cop26 si è sempre mossa tra la volontà di dare attuazione agli intenti della lotta al riscaldamento globale con cui è cominciata quasi due settimane fa e l’insuccesso di veder sfumare giorno dopo giorno la concretizzazione di impegni che solo in linea teorica sembravano chiari e incontravano il consenso unanime. Alla fine il patto di Glasgow è arrivato nella serata di domenica. È servito un giorno supplementare per mettere la firma sotto un accordo faticosissimo, un compromesso che ha sbloccato i suoi nodi dopo che il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans – e non solo – si è lasciato andare a un esasperato «vi imploro, accettate questo testo, è il miglior compromesso». Il risultato è un accordo che in molti definiscono «annacquato». Anzitutto per il rinvio dell’impegno dei paesi ricchi ad aiutare quelli poveri e vulnerabili nella crisi climatica. E poi anche per quell’ulteriore passo indietro dell’India che, a pochi minuti dal voto, ha preteso una «diminuzione» invece che «un’uscita» dal carbone per la produzione energetica. Una mossa che ha ulteriormente indebolito l’accordo finale firmato da circa 200 Paesi e per la quale il presidente della Cop26 Alok Sharma si è detto profondamente dispiaciuto.


Cosa è successo oggi

  • Nel giorno aggiuntivo a Glasgow sono stati tanti i temi ancora da sciogliere. Dal mercato del carbonio al format per comunicare i risultati di decarbonizzazione, dal Paris rulebook al fondo da 100 miliardi di dollari per i paesi meno sviluppati (la cui data di attuazione era sparita già dalla seconda bozza dell’accordo). La terza bozza del documento finale è stata diffusa dopo le 10 di domenica mattina, prima di cominciare un lungo e faticoso negoziato. La plenaria finale è cominciata dopo le 20, poi si è passati al voto del documento finale.
  • Nel pomeriggio l’appello disperato di Timmermans alla plenaria: «Sentendo gli interventi precedenti dei paesi meno sviluppati, mi domando se non rischiamo di inciampare negli ultimi metri di questa maratona. Io capisco tutto quello che dicono i paesi in via di sviluppo, che vogliono più finanze. Ma non uccidete questo momento. Il testo riflette bene il rispetto che la presidenza della Cop ha avuto per tutti i paesi. Vi imploro, accogliete questo testo, che porta speranza ai nostri figli e nipoti. Non ci perdoneranno se falliamo oggi».
  • Intorno alle 18 il gruppo dei paesi meno sviluppati sblocca la situazione e fa sapere che voterà il documento finale della Cop26 così come è stato proposto. Allo stesso tempo ha comunque fatto presente che «il testo non è equilibrato», ma «comprendiamo che non si possa accontentare tutti». Intorno alla stessa ora arriva anche il via libera del Giappone e del Brasile a firmare il documento così come è. Poco prima che cominciasse il voto, intorno alle 19, la Cina e l’India hanno chiesto degli aggiustamenti al ribasso al testo finale che prevedono una diminuzione dell’uso del carbone per la produzione energetica invece che un’uscita. Inoltre hanno chiesto che siano discussi finanziamenti a sostegno della transizione energetica. In particolare l’India ha preteso la sostituzione del termine «phase out» (uscita) dal carbone con il termine «phase down» (diminuzione).

Il tweet del giorno

L’atteggiamento critico dell’attivista Greta Thunberg continua a manifestarsi anche nella giornata conclusiva dei lavori a Glasgow, così come è stato durante tutta la conferenza. «Ora che la #COP26 sta volgendo al termine fate attenzione allo tsunami di greenwashing e alle giravolte dei media per inquadrare in qualche modo il risultato come “buono”, “progresso”, “fiducioso” o “un passo nella giusta direzione», ha scritto la giovane. Le critiche costanti che gli attivisti hanno fatto risuonare fuori dagli edifici dei negoziati, a prescindere dal merito, hanno avuto un ruolo di stimolo e di spinta a intraprendere impegni concreti contro quello che la stessa Thunberg ha ribattezzato come «bla bla bla di promesse vuote».


Il video del giorno

In un videocommento l’editorialista del Guardian George Monbiot etichetta come «patetico, moscio straccio di documento» l’ultima versione del testo su cui si sono concentrati i negoziati conclusivi. Greta Thunberg per commentare la bozza di documento finale della Cop26 ritwitta proprio le parole di George Monbiot che rimbalzano così migliaia di volte sui social e non.

Cosa è stato deciso

  • L’obiettivo prioritario di tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali;
  • I tagli alle emissioni rimangono il 45% al 2030 rispetto al 2010, e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo;
  • Revisione entro la fine del 2022 degli impegni di decarbonizzazione dei singoli Stati;
  • Si invitano i paesi ad accelerare sulle fonti rinnovabili, a chiudere al più presto le centrali a carbone e ad eliminare i sussidi alle fonti fossili;
  • L’alleanza Beyond oil and gas;
  • Il Patto di cooperazione tra Usa-Cina per la riduzione delle emissioni.

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