Contro la nuova ondata Ricciardi vuole il pugno duro: «Via il Green pass a chi rifiuta la terza dose. E stop rapido ai sanitari No vax»

«Va chiarito agli italiani che, a 180 giorni dalla seconda dose, sei sì protetto dalle conseguenze gravi della malattia ma molto meno dall’infezione», ha detto Ricciardi, consulente del ministero della Salute

«Con la variante Delta questa pandemia è cambiata, una persona infetta ne contagia in media altre sette. Per fermarla bisogna raggiungere la vaccinazione della quasi totalità della popolazione. I casi continueranno ad aumentare». L’avvertimento arriva da Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, in un’intervista a Il Messaggero. Il nostro Paese – ed è questa la buona notizia – comunque non ricorrerà a misure di contenimento della pandemia estreme: «Non ci sarà il lockdown», assicura. Merito, continua lui, del Green pass e del meccanismo dei colori delle regioni. Ma per evitare il peggio sarà necessario sottoporsi il prima possibile alla terza dose e cambiare l’uso della certificazione verde anti-Covid, rafforzandola.


Green pass ristretto

Si parte proprio dal Green pass. Si va verso una certificazione che sia legata al vaccino (o alla guarigione dal virus) e non più al tampone. Ricciardi definisce «una buona idea» quella di consentire ai lettori ottici, quando viene mostrato il Green pass, di rispondere col colore giallo. Una sorta di ammonizione per ricordare ai cittadini che dovranno sottoporsi alla terza dose dopo sei mesi dalla seconda. Se ci si sottrae alla terza inoculazione del vaccino, «allora va valutata l’ipotesi di sospendere la validità stessa del Green pass». La terza dose al momento è necessaria, secondo Ricciardi, solo per operatori sanitari, anziani e per tutti coloro che «lavorano a contatto con i fragili» come gli insegnanti visto che i bambini non possono essere vaccinati. Sul tavolo anche l’ipotesi di un super Green pass solo per andare al ristorante e allo stadio (dunque una certificazione legata alla vaccinazione o alla guarigione) mantenendo, però, l’attuale sistema di Green pass coi tamponi per il lavoro. Un «compromesso intelligente», lo definisce Ricciardi.


La terza dose

Ma con la quarta ondata quello che più preoccupa è da una parte il possibile scetticismo degli italiani verso una terza dose di vaccino, dall’altra i medici No vax che, pur essendo pochi, «possono causare danni enormi perché dispongono di un’ampia capacità di influenzare i pazienti, loro assistiti». Per fermarli bisogna «rendere le procedure più snelle». Insomma, bisogna sospenderli senza perdere troppo tempo. Un medico, prima di essere sospeso, spiega Ricciardi, deve passare diverse fasi: dalla verifica alla sospensione fino al ricorso presentato dallo stesso dottore che nel frattempo continua a lavorare e, dunque, «a fare danni». Per questo motivo, oggi più che mai, sarebbe necessario verificare, studio medico per studio medico, se ci sono molti non vaccinati tra gli assistiti. L’obiettivo resta quello di correre subito ai ripari. «Va chiarito agli italiani che, a 180 giorni dalla seconda dose, sei sì protetto dalle conseguenze gravi della malattia ma molto meno dall’infezione, questo ormai è assodato», ha concluso Ricciardi.

Foto in copertina: ANSA/BOVE

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