Tim, finito il cda. Il fondo Kkr propone un’offerta «amichevole» sul 100% delle azioni

Al momento il socio di maggioranza dell’azienda di telecomunicazioni è Vivendi, una società francese che detiene il 24 per cento delle quote azionarie

Terminata la riunione del cda di Tim, sono emersi i primi dati sull’offerta d’acquisto fatta dal fondo Kkr. La manifestazione di interesse è «non vincolante e indicativa»: il prezzo proposto per le azioni è pari a 0,50 euro. Al momento il costo di ogni azione Tim è di 0,35 euro, un prezzo che è ai minimi assoluti nella storia dell’azienda. In questo modo, tutta l’azienda sarebbe valutata così 11 miliardi di euro, circa il 60 per cento in più del suo valore attuale. Il fondo Kkr però non vorrebbe entrare in Tim come azionista ma vorrebbe acquisire tutte le azioni della società. Nel caso questo non fosse possibile, la soglia minima fissata per l’adesione è del 51 per cento delle azioni. L’offerta, spiegano sempre dal fondo, è vincolata a due fattori: il parere del Governo e una due diligence, ossia un’indagine per verificare le potenzialità di Tim. Kkr, come si legge in una nota di Tim, ha qualificato questa offerta come «amichevole».


Il fondo di investimenti Kkr ha fatto arrivare a Tim il suo piano di acquisto prima dell’inizio del cda. La proposta non era stata anticipata a Vivendi, la società francese che con il suo 24 per cento di azioni è il socio di maggioranza di Tim. Uno dei portavoce di Vivendi ha commentato la vicenda alla stampa, lasciando intendere che le la società francese non è per nulla propensa alla vendita: «Vivendi nega fermamente di aver avuto discussioni con qualsiasi fondo. Vogliamo collaborare con le autorità e le istituzioni pubbliche italiane per il successo a lungo termine di Tim». Il fondo di private equity Kkr & Co. L.P. (ovvero Kohlberg Kravis Roberts & Co.) è già azionista di FiberCop, la società in cui Tim ha spostato l’ultimo miglio della rete telefonica.


La posizione del Mef: «Serve un comitato di esperti»

Dopo la proposta ufficiale sono arrivate le prime note dal Ministero dell’Economia (Mef): «Il Governo prende atto dell’interesse per Tim manifestato da investitori istituzionali qualificati. L’interesse di questi investitori a fare investimenti in importanti aziende italiane è una notizia positiva per il Paese. Se questo dovesse concretizzarsi, sarà in primo luogo il mercato a valutare la solidità del progetto». Sempre il Mef ha annunciato che tutta la vicenda sarà seguita da un comitato di esperti: «Si è ritenuto che a seguire i diversi aspetti della vicenda sia un Gruppo di lavoro composto dagli esponenti di Governo titolari delle competenze istituzionali principalmente coinvolte, oltre che dalle Amministrazioni e da esperti».

Vivendi, Gubitosi e DAZN

A spiegare i termini dell’offerta di Kkr per Tim è stato oggi il Corriere della Sera. Il fondo gestisce 400 miliardi di dollari e non ha uffici in Italia, ma ha cominciato a muoversi da Londra con l’operazione FiberCop, gestita da Alberto Signori, managing director e responsabile del business infrastrutture per Europa, Medio Oriente e Africa. Nel Vecchio Continente Kkr è presente nel settore dei cosmetici con Wella, nella telefonia con MasMovil e nell’editoria attraverso Axel Springer. In FiberCop ha investito 1,8 miliardi di euro, ma ha quote anche nella Cmc Machinery di Città di Castello. La proposta arriva mentre i risultati di Tim nell’ultimo trimestre non sono stati positivi e l’accordo con DAZN per la Serie A non ha portato ai risultati sperati.

Per questi motivi i consiglieri nei giorni scorsi hanno cominciato a chiedere la convocazione dei manager per riesaminare la strategia. Il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine aveva intenzione di cambiare i dirigenti. Probabilmente lo strappo era dovuto proprio ai movimenti di Kkr. I francesi, con il loro 24 per cento di capitale, non saranno entusiasti dell’offerta dell’operatore con sede a New York. Il fondo con i suoi canali diplomatici nei giorni scorsi aveva chiesto lumi anche al governo Draghi che non aveva ritenuto di dare indicazioni in materia visto che Tim è una società quotata. Palazzo Chigi ha comunque i poteri della Golden Power per tutelare la rete.

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