Fondazione Open, Renzi al Senato: «Ho portato 4 prove schiaccianti contro il pm di Firenze: lo stesso che arrestò mio padre»

L’ex premier dopo l’audizione in Giunta: «Se un magistrato viola la Costituzione è un problema per il cittadino»

L’appuntamento era alle 16, a Palazzo Madama. Matteo Renzi è stato ascoltato dalla Giunta delle Immunità del Senato. I senatori devono decidere se votare il conflitto di attribuzione per il sequestro della corrispondenza elettronica a partire dal 2018, quando l’ex premier è diventato Senatore. Al termine di questo incontro Renzi ha attaccato il pubblico ministero di Firenze che si è occupato di tutto il caso della Fondazione Open: «Ho portato quattro prove schiaccianti del fatto che il Pm di Firenze che ha arrestato mio padre e poi annullato l’arresto, indagato mio cognato, mia sorella e mi ha indagato in più di una circostanza. Ha una particolare sensibilità nei miei confronti. Questo Pm ha violato la costituzione in quattro passaggi». Renzi ha ribadito questa posizione spiegando che è stato questo tema il vero centro dell’audizione: «Se c’è o non c’è un WhatsApp al processo alla fine non cambia niente. Segnalo che se un magistrato viola la Costituzione è un problema per il cittadino, perché finché prendono il conto corrente a Renzi va bene, ma se lo fai a un cittadino senza rispettare i diritti, questo è il problema».


Le intercettazioni al centro delle accuse dell’ex premier

Secondo il leader di Italia Viva le quattro prove che mostrano una violazione della Costituzione sono chiare: «L’acquisizione di corrispondenza del giugno 2018 con il dottor Manes, lo scambio di WhatsApp con il dottor Carrai, una serie di mail dell’agosto 2019: queste tre sono palesi e evidenti per tutti. La quarta che trovo molto convincente ma sarà discussa dalla giunta se lo riterrà, è quella relativa all’estratto conto con l’acquisizione da parte del pm in data 11 gennaio 2021».


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