Chi è Gabriel Boric, il nuovo presidente millennial del Cile

35 anni, barba folta e occhiali. È il presidente più giovane che il Paese abbia mai avuto, nonché quello che ha ottenuto più voti

Giovane, almeno per essere il presidente di un paese grande come il Cile, e molto schierato a sinistra. Gabriel Boric, candidato della coalizione di sinistra Apruebo Dignidad, ha sconfitto al ballottaggio l’avversario di estrema destra José Antonio Kast del Frente Social Cristiano. E dunque, a soli 35 anni, Boric sarà il più giovane presidente cileno, oltre a quello che ha ottenuto più voti in assoluto nella storia del Paese (56%). «È cominciata una stagione di cambiamenti e di giustizia sociale», ha detto ai suoi sostenitori, riuniti nella capitale. E del cambiamento, Boric ha fatto il proprio marchio di fabbrica. Una sorta di moderno rivoluzionario, così si è sempre presentato sulla scena politica cilena. L’uomo del cambiamento, in un Paese dove il cambiamento non è sempre pacifico.


Il presidente millennial è nato a Punta Arenas l’11 febbraio 1986, ha studiato giurisprudenza e proprio negli anni degli studi ha iniziato ad interessarsi alla politica, diventando presto membro attivo nei movimenti studenteschi e battendosi soprattutto per l’istruzione gratuita. Nel 2014 è stato eletto deputato tra le fila del partito Convergencia Social. Leader delle manifestazioni del 2019-2020 contro il carovita e la corruzione nel Paese, ha lavorato in prima linea alla stesura della nuova Costituzione che mira a rompere definitivamente con la dittatura di Augusto Pinochet. Ha deciso, poi, di correre alla presidenza del Cile, vincendo le primarie di sinistra per le elezioni presidenziali del 2021 contro Daniel Jadue, che rappresentava il Partito Comunista.


«I tempi a venire non saranno facili: dovremo affrontare le conseguenze sociali, economiche e sanitarie della pandemia, andremo avanti a passi brevi ma decisi», ha detto Boric nel suo discorso di vittoria, nella lingua indigena dei Mapuche. Il neoeletto presidente, che entrerà ufficialmente in carica il 22 marzo, si è sempre mostrato critico nei confronti del sistema economico neoliberista cileno. Tra le priorità del suo governo, la sostituzione del sistema pensionistico privato con uno pubblico, l’introduzione di tasse progressive per le aziende e i cittadini più abbienti, aumentare il salario minimo, la riduzione della settimana lavorativa a 40 ore e l’aumento della spesa sociale. Spera, poi, di procedere con una riforma delle forze di polizia – accusate di essere responsabili di pesanti violenze avvenute durante la repressione delle proteste del 2019 – e investire nella lotta contro il cambiamento climatico.

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