I dati sul reddito di cittadinanza: 546 mila beneficiari hanno trovato lavoro. Il 60% dei contratti è a termine

Secondo l’Anpal, il totale dei beneficiari occupabili è di 1,8 milioni: poco più del 30% ha avuto un contratto

I dati arrivano dall’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) secondo cui i beneficiari del reddito di cittadinanza occupabili (escludendo, quindi, tutti gli individui non soggetti al Patto per il lavoro perché rinviati ai servizi sociali dei Comuni o esonerati per carichi di cura o perché frequentanti corsi di formazione) – da marzo 2019 a 30 settembre 2021 – sono stati 1.808.278 e di questi 546.598 hanno avuto almeno un contratto di lavoro in questo periodo. Si tratta del 30,2 per cento del totale. Tra l’altro il 48,5 per cento della platea degli occupabili è più vicina al mercato del lavoro mentre il 51,5 per cento è difficilmente occupabile perché non ha avuto un rapporto di lavoro cessato nei tre anni precedenti alla misura nata per contrastare la povertà. Guardando ai 546.598 beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno avuto un contratto si contano 1,2 milioni di rapporti di lavoro attivati (in diversi casi il lavoratore è lo stesso), il 63 per cento dei quali sono a termine. Il reddito di cittadinanza è una misura fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle, che recentemente è stata elogiata anche dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi: «Gli importi che sono finiti a dei furbi che non ne avevano diritto sono davvero poca cosa rispetto alle situazioni di povertà che il reddito è andato finalmente a contrastare», ha detto l’ex premier.


«Nessuno ha abbandonato la ricerca di lavoro»

Nel report viene segnalata una maggiore vicinanza al mercato del lavoro per chi abita nelle regioni del Nord e del Centro, per gli uomini (38,9 per cento contro il 23,2 delle donne) e per chi ha un’età tra i 30 e i 50 anni (oltre i 50 anni diventa più complesso, si passa dal 31 per cento al 24 fino al 14 per cento per gli over 60) e per gli individui con cittadinanza non italiana. La quota di beneficiari con nuova occupazione creata mentre avevano il reddito passa dal 45,9 per cento per gli individui più vicini al mercato del lavoro al 15,4 per quelli più lontani. Più cresce la distanza dall’ultima esperienza di lavoro, più diventa difficile trovare una nuova occupazione. Il dato negativo è che il lavoro che si trova è spesso precario: i contratti a tempo determinato, con durata non superiore ai 3 mesi, sfiorano il 69 per cento. E più di un terzo di questi contratti non supera il mese. «L’ingresso in misura – conclude l’Anpal – non sembra aver portato i beneficiari ad abbandonare la ricerca di un lavoro e, soprattutto, non sembra ne abbia innalzato il relativo salario di riserva a tal punto da indurli a rifiutare occupazioni a termine anche se di breve o brevissima durata».


Foto in copertina di repertorio

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