Molestie di Capodanno a Milano, cos’è la “tecnica della nuvola” usata dagli aggressori

Ne ha parlato il questore Petronzi: «In pochissimo tempo e in un contesto di forte rumorosità accerchiano le vittime schermati dalla folla in movimento. I controlli c’erano ma questa è una nuova tecnica»

Tutto è partito con una denuncia, poi lo scenario ancora più grave di molestie ripetute durante tutta la notte e nei confronti di almeno 11 giovani donne. Quello che è avvenuto durante l’ultimo Capodanno a Milano continua ad essere oggetto di indagine nell’inchiesta aperta dalla Procura del capoluogo lombardo. Si tratta di almeno cinque abusi sessuali avvenuti nella notte di San Silvestro in una piazza Duomo affollata di giovani nel pieno dei festeggiamenti di fine anno. Decine di ragazzi, italiani e stranieri, in vari punti del centro città hanno accerchiato e molestato vittime giovanissime, che nei giorni a seguire hanno avuto il coraggio di denunciare. La prima è stata la 19enne intrappolata da più di 30 ragazzi per lunghissimi minuti. Sono state le telecamere e alcuni presenti a riprendere tutto e a permettere agli inquirenti l’identificazione (per il momento) di una ventina di giovani. Due sono stati arresta mentre tre sono risultati minorenni. Ora al branco potrebbero aggiungersi altri nomi, nello scenario drammatico di una violenza consumata per di più in pieno centro e in una situazione di necessario controllo. Chi e come avrebbe dovuto vigilare?


«Nuvole criminali da disinnescare in tempo»

A rispondere è lo stesso questore di Milano Giuseppe Petronzi. Al Corriere spiega che un servizio di ordine pubblico c’era eccome e che per garantire la sicurezza della piazza era stato deciso di «perimetrare l’area centrale lasciandola libera anche per non favorire eccessiva presenza di persone». E aggiunge: «Il personale ha progressivamente allontanato giovani esagitati, anche ragazzi noti grazie ai numerosi servizi svolti in questi mesi in centro». Ma qualcosa è senza dubbio andato storto. E questo, secondo il questore, anche a causa di una tecnica utilizzata dai branchi di molestatori che avrebbero provocato difficoltà persino «agli stessi autori dei video consegnati agli inquirenti. Sono riusciti solo dopo a realizzare cosa fosse realmente accaduto e cosa avessero documentato».


Petronzi parla di una cosiddetta tecnica della “nuvola”: «In pochissimo tempo i branchi hanno realizzato delle “nuvole” attorno alle vittime, in un contesto di euforia e forte rumorosità. Schermati prima dalla folla in movimento e poi fuggendo confusamente». Un fenomeno che il questore definisce del tutto nuovo per Milano «al contrario di quanto già succede in molte città europee». L’urgenza allora è riuscire a intercettare in modo tempestivo qualsiasi tecnica di molestia utilizzata: «Per fare questo sarà necessario ripensare la nostra presenza in piazza», dichiara Petronzi, «perché il loro metodo è molto subdolo. La soluzione sarà un contrasto di più alta “densità” al fine di riuscire ad essere ancora più capillari. Dobbiamo riuscire a disinnescare chi vuole avvalersi di una “nuvola criminale”. Alcune vittime dicono che nel giro di 15-30 secondi la polizia è comunque intervenuta».

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