Djokovic sarà espulso dall’Australia: respinto il ricorso del tennista

Confermata la decisione del governo australiano, che aveva deciso di espellere il tennista per le irregolarità nei suoi documenti sulla vaccinazione obbligatoria anti Covid e i pericoli che la sua permanenza avrebbe comportato

La Corte federale australiana ha deciso che Novak Djokovic dovrà lasciare il Paese. Il tennista non potrà quindi partecipare agli Australian Open, in programma da domani 17 gennaio. Il programma del primo giorno dell’Australian Open prevedeva nella sessione serale, a udienza ancora in corso, lo scontro tra Novak Djokovic e il connazionale Miomir Kecmanovic. Così come anticipato a fine udienza del presidente della Corte federale, James Allsop, entro l’inizio degli Australian Open la Corte avrebbe deciso se Djokovic avrà vinto o meno il suo ricorso e quindi se potrà partecipare al torneo. Solo in seguito i giudici dovrebbero argomentare le motivazioni della sentenza. «La decisione del tribunale – recita la sentenza – è che la richiesta sia respinta con le spese legali a carico del tennista».


In aula l’avvocato che difende il tennista, Nick Wood, aveva contestato la posizione del ministro dell’Immigrazione australiano, Alex Hawke, che aveva annullato il visto di Djokovic perché la sua permanenza in Australia avrebbe favorito disordini da parte dei No vax. Uno scenario che l’avvocato ha ribaltato, accusando il ministro: «di non aver considerato lo scenario alternativo». Secondo Wood, se Djokovic venisse espulso e «la sua carriera compromessa», inevitabilmente: «sarà questo a scatenare sentimenti No vax». Alla luce della sentenza della Corte federale, Djokovic dovrà restare in stato di fermo finché non lascerà l’Australia. I suoi legali starebbero valutando eventuali nuovi ricorsi, ma le possibilità che possano essere accettati in tempo per l’inizio degli Australian Open sarebbero molto basse.


Il visto di Djokovic era stato annullato la prima volta dall’Australian border force poche ore dopo il suo arrivo all’aeroporto di Melbourne. Il tennista era stato quindi interrogato e portato nel centro di detenzione per migranti, dove è rimasto fino a lunedì 10 gennaio, quando un giudice del tribunale di circoscrizione federale aveva ripristinato il suo visto. Dopo una settimana, il ministro dell’Immigrazione australiano ha nuovamente annullato il visto del tennista, aggiungendo alle motivazioni il pericolo che rappresentava la permanenza di Djokovic per la sicurezza e la salute pubblica. Una decisione sostenuta in pieno dal premier australiano, Scott Morrison, secondo il quale gli australiani: «hanno fatto molti sacrifici durante questa pandemia e giustamente si aspettano che il risultato di quei sacrifici sia protetto».

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