Il bambino di 10 anni morto per Covid-19 a Cuneo: «Infezioni rare nei bimbi ma il vaccino salva la vita»

Lorenzo Gazzano non era stato immunizzato a causa di alcuni attacchi di epilessia. Gli esperti: non ci sono controindicazioni

Lorenzo Gazzano, 10 anni, è la più giovane vittima di Covid-19 in Piemonte. Abitava a Nucetto in provincia di Cuneo ed è deceduto all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino. Lorenzo, come molti bambini della sua età, non era vaccinato. Ma il padre Simone ha spiegato al Corriere della Sera che la sua non è una famiglia No vax: «Appena abbiamo potuto abbiamo fatto tutti il vaccino, noi e gli altri nostri due figli. Il piccolo era in forse perché il vaccino non era ancora obbligatorio, lui prendeva delle medicine e così non era ancora stato vaccinato. Poteva prendere il Covid come tanti altri e superarlo. Invece, è andata così».


La diagnosi e l’epilessia

Franca Fagioli, direttrice del dipartimento di Patologia e cura del bambino dell’ospedale Regina Margherita, dice oggi all’edizione torinese di Repubblica che il bambino non era vaccinato perché «aveva avuto un episodio di epilessia da piccolo ma nient’altro. E’ arrivato da noi in una condizione molto compromessa. La diagnosi dell’ospedale di Mondovì era corretta, rabdomiolisi acuta da virus, un attacco sistemico ai muscoli. Può succedere anche con una influenza, anche con un trauma. Abbiamo confermato la diagnosi e l’abbiamo messo in terapia intensiva». La dottoressa spiega che anche un bambino con attacchi epilettici può essere vaccinato. E spiega che le controindicazioni valgono «in caso di allergie gravi, ma in ogni caso il vaccino si fa sotto stretta osservazione in ambiente protetto. Di fatto non ci sono controindicazioni».


Vaccini e bambini

Alberto Villani, primario di Pediatria dell’ospedale Bambino Gesù di Roma ed ex presidente della bSip, la Società italiana di pediatria, spiega invece che la morte per Covid-19 nei bambini è un evento raro: «Da noi ci sono 60 bambini ricoverati, di cui 6 in terapia intensiva». Per quanto riguarda i sintomi, ««Nella stragrande maggioranza dei casi se la cavano con forme molto lievi: febbre, tosse, raffreddore. Ma possono subentrare problemi respiratori o la Mis-C, la sindrome infiammatoria multiorgano tipica dell’età evolutiva che a sei-otto settimane dall’infezione porta a una situazione talmente critica da richiedere in due casi su tre la rianimazione a causa di disturbi cardiologici e del sistema nervoso. Poi ci sono le miocarditi che tanto spaventavano durante le prime vaccinazioni degli adolescenti e invece hanno conseguenze serie quando sono innescate dal virus. E ancora il long Covid che colpisce il 5-7% di coloro che hanno contratto l’infezione e a distanza di tempo presentano astenia, stanchezza cronica, disturbi gastro-intestinali, sintomi di interesse neuro-psichiatrico». La vaccinazione, invece, salva la vita: «Anche se c’è una percentuale di possibili reinfezioni dopo la somministrazione, la malattia non si sviluppa in forma severa. Grazie alla vaccinazione, ad esempio, la sindrome Mis-C negli over 12 si presenta sempre più raramente. E i bambini in rianimazione, come gli adulti, sono i non vaccinati».

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