Partygate, cresce la fronda contro Johnson: 15 parlamentari Tory chiedono la sfiducia

L’ultimo a schierarsi contro il premier britannico è stato l’ex ministro Nick Gibb

Lo scandalo Partygate rischia di costare caro al premier Boris Johnson che, giorno dopo giorno, continua a perdere consensi. Oggi, 5 febbraio, un altro deputato conservatore, nel Regno Unito, ha deciso di inviare una lettera per chiedere la sfiducia di Johnson. Si tratta dell’ex ministro Nick Gibb, secondo quanto riferisce la Bbc. Anche il parlamentare Stephen Hammond sta «valutando molto attentamente» cosa fare. Intanto la ministra della Cultura Nadine Dorries ha dichiarato che la maggior parte dei deputati conservatori sostiene ancora oggi il premier. Numeri alla mano, con Gibb, secondo la Press Association, sono ben 15 i parlamentari conservatori che hanno chiesto che si metta ai voti la fiducia. Per arrivare a questo, però, servono 54 adesioni (su un totale di 360 Tory alla Camera dei Comuni), ovvero il 15 per cento del gruppo parlamentare. Il 2 febbraio scorso a chiedere la sfiducia erano stati il sottosegretario Tobias Ellwood ma anche Anthony Mangnall e Sir Gary Streeter. Intanto, dopo l’ondata di dimissioni – sono andati via in 5, tutti stretti collaboratori, di cui 3 coinvolti nello scandalo Partygate – arrivano due nuovi incarichi a Downing Street: si tratta di Steve Barclay, chief of staff di Johnson, e del giornalista Guto Hari, che andrà a ricoprire il ruolo di direttore della comunicazione. «I cambiamenti che annuncio oggi, 5 febbraio, ai vertici della mia squadra miglioreranno il modo in cui si opera al numero 10», ha dichiarato Johnson. Nuove nomine e nuovi cambiamenti, comunque, sono previsti nei prossimi giorni.


Foto in copertina di repertorio


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