La tutela dell’Ambiente entra nella Costituzione: che cosa cambia

Grandissimo entusiasmo e dichiarazioni roboanti dopo la modifica alla Carta che introduce tra i principi fondamentali anche la tutela di Ambiente e degli animali. Ma la strada per combattere davvero il cambiamento climatico è ancora lunga per l’Italia

La Camera dei deputati, in seconda lettura, ha dato il via libera al disegno di legge costituzionale di iniziativa parlamentare volto a includere la tutela dell’ambiente tra i principi fondamentali della Carta. Sono stati 468 i voti a favore e uno solo contrario. Poiché è stato superato il quorum dei due terzi dei componenti della Camera, non sarà necessario un referendum confermativo, indispensabile invece in quei casi in cui il testo di riforma costituzionale ottiene soltanto la maggioranza assoluta. Il provvedimento, che entrerà subito in vigore, interviene sugli articoli 9 e 41 della Carta e prevede, inoltre, una riserva di legge statale che disciplini le forme e i modi con cui tutelare anche gli animali. Da tutte le forze politiche le dichiarazioni sono state entusiaste, comprese quelle del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: «Conquista fondamentale, oggi è una giornata epocale». Ma annunci a parte, vediamo nel dettaglio cosa cambia con l’approvazione del disegno di legge e perché farsi cogliere da facili entusiasmi rischia di distogliere lo sguardo dagli obiettivi concreti per fermare il cambiamento climatico.


L’inserimento della tutela ambientale tra i principi fondamentali

I primi 12 articoli della Costituzione sono quelli che esprimono i principi fondamentali sui quali poggia la vita e l’organizzazione dello Stato italiano. La riforma odierna interviene sull’articolo 9. «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica – fu stabilito dai costituenti -. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». A questi due commi, da oggi, sarà aggiunto un terzo comma. «Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni». La modifica esplicita, di fatto, il concetto della preservazione dell’ambiente in modo che il suo equilibrio si protragga nel tempo per permettere ai futuri cittadini italiani di beneficiarne. Sempre nel nuovo terzo comma dell’articolo 9, poi, i parlamentari hanno scelto di inserire un riferimento agli animali. È un inedito per la Costituzione italiana. La riforma prevede infatti una riserva di legge che impegna i legislatori ad approvare le norme necessarie alla protezione di tutti gli esseri senzienti. «La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».


La subordinazione dell’attività economica all’ambiente

Il terzo elemento di modifica della Carta riguarda l’articolo 41, che si trova nella parte dedicata ai «diritti e doveri dei cittadini». Ad oggi, l’articolo è suddiviso in tre commi. Il primo, «l’iniziativa economica privata è libera», risulta inalterato dopo l’approvazione del disegno di legge di oggi, 8 febbraio 2022. Al secondo e al terzo comma, invece, vengono aggiunti due incisi. Tale iniziativa economica privata, cioè, «Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute e all’ambiente – che si aggiungono ai preesistenti campi della -, sicurezza, libertà e dignità umana». Al terzo comma, che include anche l’azione economica del settore pubblico, il provvedimento inserisce il fine ambientale delle attività produttive: «La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali».

C’è poco da esultare

In generale, le modifiche ai due articoli, senz’altro necessarie, suonano tuttavia ambiziose. Diversi passaggi della Carta costituzionale sono ancora oggi disattesi, nonostante l’impianto normativo sviluppatosi dall primo gennaio 1948 a oggi ne ha dovuto tener conto. Lo stesso articolo 9 che tutela, ad esempio, il paesaggio, non è stato osservato quando si è trattato di condonare gli abusi edilizi che hanno sfregiato le coste negli ultimi decenni. Anche pensando all’articolo 41, quello sull’iniziativa privata, viene da domandarsi come sia possibile che tutt’oggi le notizie di cronaca che parlano di morti sul lavoro, di sfruttamento e caporalato dilaghino sui giornali. Ecco, non sono bastati 74 anni di Costituzione per risolvere gli annosi problemi verso i quali le madri e i padri costituenti indirizzarono l’attività dei legislatori con la Carta fondamentale. Sperare che una riforma di rango costituzionale sull’ambiente, adesso, passa infliggere un duro colpo al cambiamento climatico è utopistico. Serviranno leggi, norme attuative, una forte volontà politica, controlli. Ma, soprattutto, una comunione di intenti tra etica collettiva e condotta individuale.

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