I genitori di Giuseppe Lenoci, il 16enne morto durante lo stage: «Non doveva stare su quel furgone»

Domani i funerali nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Monte Urano, dove è stata proclamata una giornata di lutto cittadino. La scuola: «Non è alternanza scuola-lavoro»

«Anche io sto male, anche io ho un vuoto dentro che non so spiegare. Quando mio fratello mi ha chiamato lunedì mi sono precipitata nelle Marche da Canosa, noi siamo tutti pugliesi, e ora a nome di tutti chiedo verità e giustizia per Giuseppe. Sappiamo che tanti altri ragazzi, tanti studenti, stanno organizzando manifestazioni di protesta. E questo ci scalda il cuore, per quanto è possibile, perché Giuseppe merita giustizia». A farsi portavoce del dolore di un’intera famiglia è la zia Angela, sorella di Sabino, papà di Giuseppe Lenoci, 16 anni, morto a bordo di un furgone della ditta in cui svolgeva il suo tirocinio, la Termoservicegas di Fermo, dopo che il mezzo è finito fuori strada e si è schiantato contro un albero. «Era amato e benvoluto da tutti e non ci daremo pace finché non si farà luce su quello che è successo», dice la zia a La Stampa. «Ho il cuore a pezzi. Mio figlio è morto contro un albero senza un perché e io sto troppo male per parlarne», dice solo il papà, carpentiere di 50 anni. «Vogliamo giustizia e qualcuno di noi ve lo deve spiegare. La morte di mio figlio non può essere dimenticata».


La mamma, Francesca, 42 anni, non riesce a dire neanche una parola, annientata dal dolore. «Su quello che è successo a mio nipote bisogna fare chiarezza: lui su quella strada, su quel furgoncino non ci doveva stare, non doveva uscire dalla ditta dove seguiva lo stage. Aspettiamo ancora conferme, ancora non siamo sicuri di niente purtroppo, ma temiamo che lui dovesse rimanere vicino all’azienda e invece si trovava a oltre 60 chilometri di distanza, nella provincia di Ancona». Una tragedia «che si poteva evitare. E invece noi siamo qua a piangere un angelo di ragazzo. Un gigante buono, un adolescente che amava imparare un lavoro, era al secondo stage, ma anche giocare a calcio. Aveva la vita davanti ma ha perso tutto». Il ragazzo, insieme al tecnico che guidava, 37 anni, e che nell’incidente è rimasto ferito, si stava recando a cambiare una caldaia. Le esequie del giovane sono previste per domani alle 10 nella Chiesa di San Michele Arcangelo a Monte Urano. È stata anche proclamata una giornata di lutto cittadino.


L’incidente

Secondo quanto ricostruisce Repubblica, l’operaio della Termoservicegas, è ricoverato con politraumi all’ospedale Torrette di Ancona. È indagato per omicidio stradale e non è stato ancora interrogato. A farli finire lì sarebbe stato il navigatore che li ha instradati sul percorso più veloce per arrivare a Serra de’ Conti, in provincia di Ancona, passando per quella via poco asfaltata e stretta che prende solo chi conosce bene la zona. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, nonostante il terreno accidentato e la pioggia, l’uomo alla guida non avrebbe rallentato e avrebbe così perso il controllo in curva. Il conducente era stato sbalzato parecchi metri lontano dal veicolo: così lo hanno trovato i vigili del fuoco intervenuti sul posto. Giuseppe era rimasto incastrato nel posto del passeggero e i soccorsi per un primo momento hanno creduto che ci fosse lui alla guida. Non respirava più.

Perché era lì?

Secondo la famiglia di Giuseppe il ragazzo «non doveva salire su quel furgone». «Non era prevista in maniera assoluta l’uscita dall’azienda, gli avvocati ci stanno aggiornando man mano, ma il ragazzo dove restare in ditta. Non so dire se quel giorno la scuola avesse firmato un permesso, ma non era previsto dai protocolli», dice zia Angela. Non è ancora chiaro se quello spostamento fosse previsto dal contratto di studio-lavoro stipulato tra l’azienda e la scuola professionale Artigianelli. Secondo La Stampa il preside del centro di Formazione Artigianelli, padre Sante Pessot, non ha mai risposto al telefono. Ha scritto una nota però: i corsi della scuola, dice, «prevedono una formazione in stage all’interno dell’attività curricolare. Le aziende sono selezionate e c’è molta attenzione nella scelta delle stesse per garantire l’opportunità di un’ottima formazione ad ogni ragazzo. I nostri corsi professionali regionali prevedono una fase di stage, è così per tutti. Non parliamo di Alternanza scuola lavoro, quella è un’altra cosa». E ancora: «Una disgrazia che ci colpisce profondamente, come comunità e come scuola. Abbiamo perso, in questo tragico incidente stradale un ‘figlio’ anche noi, mentre si stava preparando a svolgere un’attività formativa di stage».

«Se volete sapere se il ragazzo poteva viaggiare chiedetelo alle autorità. Io sto tranquillo, perché è tutto scritto sul contratto», dice solo Fabrizio Donzelli, uno dei titolari dell’azienda. L’avvocato della famiglia Lenoci, Arnaldo Salvatori, non è riuscito a incontrare ieri il preside della scuola. Conta di vederlo oggi: «e così forse chiariremo se e come Giuseppe poteva allontanarsi dalla sede della ditta dove seguiva lo stage». La Termoservicegas di Fermo, ricostruisce ancora Repubblica, installa caldaie dal 1985 e offre sui furgoni l’ecobonus. Aveva stipulato dei protocolli con il Centro di addestramento Artigianelli, fondato da don Ernesto Ricci, famiglia religiosa dell’Amore misericordioso, riconosciuto dal ministero del Lavoro. C’è un elemento alla storia che, secondo il quotidiano, si aggiunge al quadro: la testimonianza della nonna Anna. Giuseppe stava di fatto lavorando per l’azienda? «Ho parlato con Giuseppe la settimana scorsa. Aveva lasciato la scuola e gli ho detto che non volevo: “Te ne pentirai, adesso per qualsiasi lavoro ci vuole un diploma”. Mi ha risposto: “Sì, nonna, però ero troppo affezionato al lavoro”».

In copertina ANSA/RADIO FM1 | Padre Sante Pessot, direttore dell’Istituto degli Artigianelli di Fermo

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