Così la Bielorussia di Lukashenko può diventare l’avamposto nucleare di Putin: cosa decide oggi il referendum di Minsk

«Fate la Bielorussia e non la Russia» ha implorato il presidente ucraino ai cittadini bielorussi chiamati oggi 27 febbraio ad esprimersi su una decisione centrale per la guerra in atto

«Fate la Bielorussia e non la Russia». Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nelle ultime ore si è rivolto ai bielorussi chiamati oggi 27 febbraio ad esprimersi su una decisione centrale per la guerra in atto. Nel referendum indetto dal governo bielorusso i cittadini dovranno scegliere anche se mantenere la neutralità nucleare o se dare il via libera al dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorussia. Il possibile cambiamento della Costituzione lascerebbe inoltre Lukashenko, alleato di Putin, al potere fino al 2035, libero di trattare il Paese come ufficiale hangar militare del Cremlino. «Non c’è un soldato bielorusso in Ucraina, non un singolo proiettile in Ucraina», ha poche ore fa rassicurato il presidente. Eppure la serie di video che la Cnn pochi giorni fa è stata in grado di diffondere mostravano una colonna di veicoli militari russi che attraversano il valico di frontiera all’incrocio di Senkivka (in Ucraina) con Veselovka, in Bielorussia. In una prima fase il presidente Minsk aveva dichiarato che non avrebbe partecipato all’operazione. Poi in un cambio di rotta l’apertura di Lukashenko sulla possibilità di un intervento aveva stravolto lo scenario. «Le nostre truppe non ci sono, ma se è necessario, se è necessario per la Bielorussia e la Russia, ci saranno». Sulla questione del nucleare il presidente ha rilasciato chiare dichiarazioni: «Minsk inviterà Mosca a schierare armi nucleari in Bielorussia se gli Stati Uniti o la Francia le schiereranno in Polonia o in Lituania».


Il braccio di ferro continua a non rassicurare ed è per questo e altri motivi, tra cui quello che vede Lukashenko stretto alleato di Putin, che poche ore fa Kiev aveva categoricamente rifiutato di sedersi al tavolo dei negoziati a Minsk. La proposta del Cremlino, ritenuta certo non casuale da Zelensky, aveva scelto proprio la capitale bielorussa come luogo dell’incontro. «Minsk non è neutrale. Questa è solo un’altra dimostrazione dell’arroganza e della protervia di Putin», aveva tuonato Kiev, «qualunque città ma non Minsk». Poche ore dopo però l’annuncio di una delle agenzie di stampa russe più accreditate aveva documentato la presenza di una delegazione ucraina in viaggio per Gomel, in Bielorussia, con l’obiettivo di avviare le trattative. Nelle ore più decisive per la guerra in atto l’annuncio di Mosca è stato confermato anche da Kiev. «Il presidente Alexander Lukashenko si è assunto la responsabilità di garantire che tutti gli aerei, elicotteri e missili di stanza sul territorio bielorusso rimangano a terra durante il viaggio, i colloqui e il ritorno della delegazione ucraina», fa sapere l’Ucraina tramite l’ufficiale canale Telegram del presidente.


I possibili effetti del referendum

Intanto i seggi elettorali in Bielorussia si sono aperti. Tra i quesiti più importanti la popolazione è chiamata anche a dire la propria sulla possibile eliminazione dell’articolo 18 della Costituzione bielorussa: passaggio che finora ha garantito la neutralità nucleare del Paese sin dalla sua indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991. Altro possibile cambiamento è anche l’eliminazione di qualsiasi forma di cooperazione con i Paesi occidentali. Alle ore 12, ora locale, è stato già superato il 50% dei votanti, con il 52,85% delle affluenze. Il referendum bielorusso interroga i cittadini anche sull’impossibilità per i presidenti e gli ex presidenti di essere perseguiti per crimini o violazioni di legge avvenuti durante il loro mandato. Il tutto potrebbe essere tradotto in un nuovo testo costituzionale che prevederà quindi l’introduzione di un limite di due mandati consecutivi. Parte del potere verrebbe affidata a un nuovo organo, l’Assemblea Popolare Bielorussa, che potrebbe essere presieduta dallo stesso presidente uscente.

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