Quanto durerà la guerra in Ucraina? Dopo sette giorni dall’inizio dell’invasione russa le operazioni militari di Mosca sono diventate più estese e distruttive. Vladimir Putin ha conquistato la città di Cherson e stanotte i bombardamenti a Kiev sono i più estesi dall’inizio della guerra secondo gli inviati dei media. Il motivo della recrudescenza è facile da comprendere: la Russia non si aspettava tutta questa resistenza da parte dell’esercito e del popolo ucraino. Nei piani di Putin c’era la classica guerra-lampo, tanto che lo Zar si aspettava di entrare a Kiev entro 48 ore dall’inizio delle ostilità. Invece è andata diversamente. Ecco perché oggi i piani dei russi stanno cambiando.
Lo scenario e l’orologio
Come? In primo luogo va segnalato che oltre alla resistenza ucraina anche le difficoltà logistiche hanno rallentato Mosca. Ma, racconta oggi il Corriere della Sera, gli aggiustamenti sono già in corso. Una relazione dell’intelligence degli Stati Uniti indirizzata ai deputati e ai senatori Usa e datata 28 febbraio sosteneva che ai russi serviva un’altra settimana per stringere d’assedio Kiev. Poi ci vorrà un mese per far cadere la Capitale. E altre 4 o 6 settimane per prendere il controllo dell’intero paese. Ma il fattore tempo continuerà a essere importante anche se alla fine Mosca dovesse davvero prendere Kiev entro la fine di marzo o l’inizio di aprile. E questo perché il conflitto, secondo i funzionari della Difesa Usa, potrebbe durare altri dieci o venti anni.
C’è da sottolineare che non si tratta di un conto lineare. Perché le armi dell’Occidente a Zelensky possono permettere all’Ucraina di resistere ancora più a lungo. O, peggio (per i russi), organizzare una resistenza anche dopo la conquista. Ora però la domanda è: quanto può resistere invece Putin? Il Dipartimento del Tesoro Usa sostiene che le sanzioni avranno effetto nel tempo. Non si parla di un orizzonte temporale di mesi ma di anni, forse decenni. E bisogna anche pensare che probabilmente le stesse sanzioni potrebbero avere la necessità di essere affinate e targettizzate ulteriormente. Il blocco delle forniture tecnologiche invece punta a fermare l’esercito russo. Ma il rischio concreto è che la Cina si sostituisca all’Occidente. Rendendo il tutto vano.
Un potere che scricchiola
Poi c’è la questione del gas. Sulla quale i rischi per l’Occidente sono quelli di non riuscire a trovare in tempo un fornitore in grado di sostituire Putin nell’ipotesi che questi decida di chiudere i rubinetti oppure in caso di embargo totale. D’altro canto c’è davvero la possibilità concreta che il sistema delle sanzioni e le spese di guerra portino la Russia verso la bancarotta. «Presto il suo unico asset, gli idrocarburi, non varrà nulla. Li venderanno a Cina e Corea del Nord a prezzi più bassi. Putin sta distruggendo la Russia», ha detto ieri Davide Serra di Algebris. La Banca Centrale russa ha già dovuto raddoppiare il tasso di sconto per frenare la fuga di capitali. Il crollo del rublo accelererà la perdita di potere d’acquisto dei russi. E il potere di Putin potrebbe cominciare a scricchiolare.
Quello che si vede da fuori è relativamente poco: qualche segnale di preoccupazione dagli oligarchi un tempo fedeli e le manifestazioni pacifiste represse con arresti. Ma dentro la situazione potrebbe essere diversa. Un tweet di Anonymous ha fatto sapere che le informazioni sull’attentato nei confronti del presidente Zelensky che sarebbe stato sventato dall’intelligence ucraina sono arrivate dal Russian Federal Security Service (FSB). Se questo è vero, significa che anche al Cremlino c’è chi non ha alcuna fretta di concludere la guerra in Ucraina. E non ha alcuna intenzione di aiutare Putin nella sua guerra lampo. Perché il fattore tempo oggi conta più di tutti.
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