Quanti soldi paghiamo alla Russia per l’energia: così Putin porta a casa 80 milioni al giorno dall’Italia

Se i prezzi restassero quelli di oggi il Vecchio Continente a fine 2022 avrebbe versato nelle tasche di Putin la cifra monstre di 260 miliardi di euro per comprare gli stessi volumi di gas, petrolio e carbone importati nel 2020

Quanti soldi paghiamo alla Russia di Vladimir Putin per il gas? E cosa rischiamo in caso di recrudescenza della guerra in Ucraina e con le sanzioni a Mosca? Ieri il prezzo del gas europeo sul mercato di Amsterdam è cresciuto del 42%, mentre il carbone ha fatto registrare un incremento del 33%. Mentre il petrolio scambia ai massimi del 2014, ovvero la data del referendum in Crimea. Anche se i combustibili fossili sono per ora fuori dal sistema di sanzioni dell’Occidente nei confronti della Russia, il paese oggi vale un decimo delle esportazioni mondiali di greggio e quasi il 40% delle importazioni di metano in Europa.


Tutti gli euro che tengono in piedi i conti della Russia

Per questo, spiega oggi il Corriere della Sera in un articolo di Federico Fubini, il conto della bolletta energetica europea è impressionante. Se i prezzi restassero quelli di oggi il Vecchio Continente a fine 2022 avrebbe versato nelle tasche di Putin la cifra monstre di 260 miliardi di euro per comprare gli stessi volumi di gas, petrolio e carbone importati nel 2020. Se invece la curva dei prezzi dovesse normalizzarsi da qui a dicembre, il conto arriverebbe comunque a 130 miliardi. Proprio per questo Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha commentato le sanzioni sostenendo che «l’economia russa sta subendo seri colpi, ma rimarrà in piedi perché c’è un certo margine di sicurezza». I soldi europei glielo garantiscono.


Intanto, spiega il quotidiano, il blocco da parte di Bruxelles delle riserve in euro di Putin vale 130 miliardi, ma rischia di essere vanificato dalla bolletta energetica. Perché l’Europa attualmente versa 800 milioni di euro al giorno a Putin. E di questi, 80 sono italiani. E allora, che fare? Una soluzione la propone Chicco Testa di Assoambiente: «Iniziamo a comprare almeno carbone e petrolio da altri Paesi e a ridurre i consumi non essenziali di gas». Con la diminuzione delle temperature in casa, la minore illuminazione notturna, i limiti di velocità ridotti e l’ora legale prolungata possiamo mettere in campo una soluzione che somiglia all’austerity degli anni Settanta. Altre, nel breve periodo, non ce ne sono.

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