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Gli oligarchi russi, tra storia, interessi e stravaganze della cerchia interna di Putin

04 Marzo 2022 - 16:48 Antonio Di Noto
Fieri dell'amicizia con Putin, ma "freddi" sulla guerra in Ucraina. I cinque magnati più famosi che potrebbero mettere in difficoltà lo "zar"

Il loro sostegno, dicono in queste ore i maggiori analisti internazionali, è stato decisivo per Vladimir Putin, così come il loro addio potrebbe danneggiarlo ora che, con la guerra in Ucraina, l’isolamento internazionale nei suoi confronti ha raggiunto livelli da guerra fredda. Gli oligarchi russi legano nome e storia proprio alla fine dell’Unione sovietica, avvenuta tra il 1991 e il 1992. Cinque anni prima Mikhail Gorbaciov, l’allora segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica aveva introdotto la perestrojka: un insieme di riforme che liberalizzavano parzialmente il mercato dell’URSS, dando la possibilità ai primissimi imprenditori dell’Unione di cumulare capitali. Con la caduta del regime sovietico, quei pochi imprenditori poterono comprare a prezzo di saldo i beni statali, aumentando il loro patrimonio a dismisura e dividendo tra loro gran parte della ricchezza della defunta URSS. Gli oligarchi, nel corso dei decenni successivi, hanno rappresentato un potere nel potere, accompagnando l’apertura ai mercati internazionali col sostegno, anche economico, ai regimi autoritari di tutta l’area post sovietica. Solo in questi giorni, però, per la prima volta, la loro vicinanza a Putin rappresenta un problema concreto, perché li rende obiettivo delle pesanti sanzioni introdotte dall’UE e dagli USA per cercare di fermare l’avanzata russa in Ucraina. Open ha scelto i cinque più famosi e chiacchierati per raccontare chi sono gli amici dello “zar” che ora potrebbero essere i primi a tradirlo.

Roman Abramovich

Ansa | Roman Abramovich

Roman Abramovich (Saratov, 24 ottobre 1966), è un imprenditore e politico russo. Oltre a quelle portoghese e lituana, ha anche cittadinanza israeliana per via dell’origine ebraica della sua famiglia. Orfano di entrambi i genitori è cresciuto assieme agli zii nella Repubblica di Komi, un’area particolarmente remota del nord della Russia. E’ anche presidente della Federazione delle Comunità Ebraiche di Russia. Nel 1988 fu tra i primi a sfruttare le concessioni della perestroika di Gorbaciov per aprire imprese private. Poco dopo acquistò Sibneft, che presto divenne una delle più grandi compagnie petrolifere della Russia, venduta a Gazprom nel 2002, ottenendo oltre 12 miliardi di dollari di guadagno netto. Dal 2003 è il proprietario della squadra di calcio londinese Chelsea, che ha visto nell’era Abramovich il suo periodo più florido vincendo 21 trofei, tra cui due Champions League e cinque Premier League. Il magnate ha da poco annunciato che intende vendere il club per donare i ricavi – tre miliardi di sterline – ai cittadini ucraini. Resta un uomo decisivo di primissimo piano nella City. E’ vicino di casa di William e Kate (e dell’ambasciata russa) a Londra; possiede una villa da 60 milioni di euro a Tel Aviv e uno yacht da 600 milioni, Eclipse, il secondo più lungo al mondo. E’ noto per varie stravaganze, tra cui l’aver perso a poker uno yacht da mezzo milione di euro e l’aver speso 52 mila dollari per un pranzo a New York, di cui 35 mila solo per il vino. Ad oggi, è l’undicesimo uomo più ricco di Russia.

Ališer Usmanov

Ansa | Ališer Usmanov

Abramovich non è l’unico ad aver investito nello sport. Ališer Usmanov (Chust, 9 settembre 1953) è stato fino all’altro ieri presidente della Federazione Internazionale della Scherma. Sotto la sua presidenza la federazione è cresciuta molto, anche grazie ai 77 milioni di euro che Usmanov ha investito in questo sport. Ha rinunciato all’incarico in seguito alle sanzioni ricevute dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha definito ingiuste e motivate da «accuse false e diffamatorie che ledono il mio onore». Dal 28 febbraio è entrato nella lista nera dell’UE per aver contribuito al regime di Putin: non può circolare sul territorio dell’Unione e tutti i suoi possedimenti sono congelati; il suo yacht da 600 milioni è stato sequestrato dalle autorità tedesche. Possiede azioni dello storico club di Liverpool, l’Everton: fino all’altro ieri la sua compagnia USM holding era sponsor della squadra, ma il rapporto si è interrotto dopo le sanzioni. E’ diventato ricco come azionista di maggioranza del conglomerato industriale Metalloinvest e si è spesso definito fiero della sua amicizia con Putin.

Cresciuto in Uzbekistan, è di religione musulmana, ed è sposato con una donna ebrea. Dal 1980 al 1986 è stato in carcere per crimini finanziari contro l’URSS, accuse che sono state ribaltate nel 2000 in Uzbekistan. Nel 2017 è stato insignito su decisione del consiglio dei ministri dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per aver restaurato una sala dei Musei Capitolini, la fontana dei Dioscuri a Piazza del Quirinale e il Foro di Traiano a Roma. Ha inoltre acquisito la cittadinanza onoraria del comune sardo di Arzachena per aver donato un’ambulanza e altri macchinari all’ospedale della cittadina. Il sindaco di Arzachena ha dichiarato che non revocherà la cittadinanza a Usmanov, in quanto crede che l’oligarca avrà «un ruolo rilevante all’interno dei negoziati di pace», riporta il Corriere.

Alexander Lebedev

Ansa | Alexander Lebedev

Alexander Lebedev (Mosca, 16 dicembre 1959) è un imprenditore russo. É stato membro del KGB fino al 1992, anche se secondo l’AISE (l’Agenzia di Informazioni e Sicurezza Esterna), continua tutt’oggi a partecipare alle riunioni annuali dell’organizzazione. Fino al 2008 aveva un patrimonio di oltre 3 miliardi di dollari che si è però ridotto nel tempo. E’ noto soprattutto perché suo figlio Evgeny è il stato primo russo a divenire membro della camera dei Lord, nel 2020, nomina che il New York Times ha definito il miglior esempio «dei comodi legami tra l’establishment inglese e quello russo». Alexander ed Evgeny sono proprietari del quotidiano inglese The Evening Standard e del giornale online The Independent. A tutt’oggi Alexander possiede quote significative di Sberbank a Gazprom.

Oleg Deripaska

Ansa | Oleg Deripaska

Oleg Deripaska (Dzeržinsk, 2 gennaio 1968) possiede un impero che ha costruito mettendosi a capo di Rusal, il secondo produttore di alluminio al mondo. Fino al 2008 era l’uomo più ricco di Russia ma ha perso buona parte del suo patrimonio in seguito alla crisi finanziaria di quell’anno. Recentemente Deripaska si è schierato contro la guerra in Ucraina, sostenendo che una nuova cortina di ferro tornerà a dividere la Russia dall’Europa occidentale e che il conflitto sarà la causa di una durissima crisi finanziaria, che, secondo l’oligarca, durerà almeno tre anni.

Mikhail Fridman

Ansa | Mikhail Fridman

Mikhail Fridman (Lviv, 21 aprile 1964) è un oligarca russo e israeliano nato e cresciuto a Leopoli, in Ucraina, da una famiglia di origini ebraiche. Nel 2020 era l’undicesimo uomo più ricco di Russia. È fondatore di Alfa-Bank, una delle dieci banche più grandi in Russia e Ucraina. Fa anche parte del consiglio di amministrazione del gigante delle telecomunicazioni VEON e di X5 Retail Group, la più grande catena di negozi d’alimentari della Russia. Fridman ha anche fatto parte dell’Unione Russa degli Industriali e degli Imprenditori e della Camera Civica della Federazione Russa, dedita a supervisionare le nuove leggi e le attività del governo. Anche Fridman si è recentemente dichiarato contrario alla guerra in Ucraina che ha definito «una tragedia per entrambi i paesi». L’imprenditore ha anche aggiunto che sanzionare gli oligarchi non avrà alcun effetto sulla decisione di Putin di continuare il conflitto. Fridman ha detto di sentirsi discriminato solamente in base alla propria nazionalità e, ovviamente, si oppone al congelamento degli asset e travel ban impostigli dall’UE.

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