«Coronavirus? La tesi dell’errore di laboratorio è verosimile ma ci vogliono altre prove»

Il presidente dei virologi Caruso: «Una contaminazione involontaria e senza dolo»

La tesi sull’origine del Coronavirus Sars-Cov-2 che privilegia l’errore di laboratorio è verosimile. Ma ci vogliono altre prove per verificarla con certezza. Dopo le tesi di Giorgio Palù, tocca ad Arnaldo Caruso, presidente della Società Italiana di Virologia e direttore di microbiologia all’ospedale di Brescia prendere posizione sul virus scappato dal laboratorio di Wuhan. «Anche io ritengo l’ipotesi suggestiva e verosimile, soprattutto alla luce delle evidenze che vengono descritte nello studio pubblicato il 21 febbraio sulla rivista Frontiers in virology di cui Palù è uno degli autori. Nel gene del virus che codifica la proteina Spike è inserita una sequenza di 19 lettere, sequenza che è appannaggio esclusivo dell’uomo. Ed è proprio quella che ha permesso al SarsCoV-2 di adattarsi alle nostre cellule».


Quindi, spiega Caruso, «potrebbe essere avvenuta una ricombinazione tra due virus, del pipistrello e dell’uomo, in un ambiente destinato alla manipolazione di microrganismi per fini di ricerca. Una contaminazione involontaria, senza dolo, e lo sottolineo. Non vorrei ci fossero delle speculazioni né che si pensasse ad un’operazione criminosa». In ogni caso Caruso non esclude «che la ricombinazione possa essere avvenuta in natura, lo scopriremo soltanto sequenziando il maggior numero possibile di coronavirus del pipistrello per scoprire che magari ne esiste qualcuno più vicino al Sars-CoV-2 di quanto si potesse immaginare». Ma la tesi rimane suggestiva: «Abbiamo tanti precedenti nella storia della ricerca. No, non sarebbe la prima volta che un’entità virale sfugge al controllo, per errore».


Leggi anche: