L’accusa di violenza sessuale per l’ex M5s Giovanni Favia: «Avevo bevuto, mi ha stuprata a casa sua»

L’imprenditore 41enne ha subito una perquisizione domiciliare l’8 marzo scorso. Dall’analisi dei dispositivi informatici gli inquirenti puntano a cercare verifiche al racconto della donna

Giovanni Favia è uno dei primi eletti del MoVimento 5 Stelle: candidato a sindaco di Bologna nel 2009, entrò in comune e divenne l’anno dopo consigliere regionale dell’Emilia-Romagna. Nel 2012 venne espulso dal M5s di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio dopo che in un suo messaggio audio trasmesso a Piazzapulita usava parole molto dure nei confronti dei co-fondatori. Successivamente Favia, dopo una candidatura con Rivoluzione Civile, ha mollato la politica e si è messo a fare il ristoratore a Bologna, con ben sette locali all’attivo. E oggi il suo nome torna d’attualità per un’indagine dei carabinieri coordinati dal pm Tommaso Pierini e di cui parla il Corriere della Sera. Una donna di 27 anni lo accusa di averla violentata mentre era stordita dall’alcool.


L’imprenditore 41enne ha subito una perquisizione domiciliare l’8 marzo scorso. Dall’analisi dei dispositivi informatici gli inquirenti puntano a cercare verifiche al racconto della donna, assistita dall’avvocato Barbara Iannucelli. Secondo la 27enne, i due, che si erano conosciuti sull’app di incontri Tinder, avevano una relazione «tossica: Mi sminuiva e mi denigrava; una volta mi ha schiaffeggiata dopo il mio rifiuto ad avere rapporti sessuali». La relazione è proseguita per mesi fino alla presunta violenza, che risale allo scorso novembre. «Ero uscita a bere qualcosa con degli amici – ha raccontato lei ai carabinieri -, ho bevuto molto. A fine serata ho raggiunto Giovanni nel suo locale di piazza Maggiore. A mezzanotte abbiamo deciso di tornare a casa dove io, stanca per aver bevuto molto, sono crollata sul letto». Qui la giovane dice di essersi svegliata di notte all’improvviso e di aver trovato Favia sopra di lei. Che avrebbe voluto un rapporto sessuale nonostante un rifiuto: «Sono riuscita a divincolarmi dopo molto con un colpo d’anca — ha aggiunto la donna —. Ho lottato strenuamente ma lui insisteva».


Poi i due si sono rivisti la sera successiva e mai più. Anche se lui ha continuato a inviarle messaggi cercandola insistentemente. La versione di Favia è completamente opposta: «Una relazione finita male può portare moti di vendetta — ha detto su Facebook l’imprenditore secondo il Corriere —, ma tentare di distruggere la vita di una persona lo ritengo un crimine di cui qualcuno dovrà rispondere. Mi dispiace perle persone che soffrono con me, per la mia famiglia». Il suo difensore è Francesco Antonio Maisano: «Attesa la delicatezza della vicenda mi limito a dire che il mio assistito respinge con sdegno tutte le accuse che gli sono state rivolte ingiustamente da parte di una persona con la quale è intercorsa in passato una relazione e saprà dimostrare la sua innocenza».

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