Allarme quinta ondata, impennata di casi Covid. L’epidemiologa: «È l’effetto delle riaperture e dei pochi bimbi vaccinati»

Preoccupano soprattutto Germania e Gran Bretagna. Nel nostro Paese, intanto, la pressione ospedaliera resta sotto controllo mentre il tasso di positività sale. Ecco cosa sta succedendo

Torna l’incubo del Covid e scatta l’allarme di una possibile quinta ondata. I dati della Germania, che è arrivata a 270 mila casi al giorno, non fanno dormire sonni tranquilli agli esperti che si dividono tra chi sostiene che si tratta solo di un ultimo colpo di coda e chi, invece, teme che l’estate non sarà poi così serena. Nel nostro Paese, ad esempio, l’incidenza dei casi settimanali ogni 100 mila abitanti torna a salire, da 433 a 510, così come l’indice Rt da 0,75 a 0,83, avvicinandosi sempre di più alla soglia di 1. Intanto la pressione ospedaliera cala e questo permette ad altre otto regioni di passare dalla zona gialla a quella bianca. In realtà, come spiega oggi La Stampa, l’effetto dell’aumento dei contagi su ricoveri e decessi potrebbe vedersi tra due o tre settimane. Non adesso. Per il ministro della Salute tedesco Karl Lauterbach non bisogna affatto sottovalutare il virus e la variante Omicron visto che «in Germania ci sono 250 morti al giorno e sono destinati ad aumentare». In Gran Bretagna, invece, impennata del 60 per cento nell’ultima settimana per quanto riguarda i contagi.


Cosa ne pensano gli esperti (che sono divisi)

Anche nel nostro Paese non va meglio dove il numero dei casi torna a salire rispetto alla settimana precedente, così come il tasso di positività (dall’8 per cento al 12,5 di ieri, solo per fare un esempio). Per Guido Silvestri, direttore del dipartimento di Patologia generale all’Università di Atlanta, l’epidemia sta semplicemente «facendo il suo corso ma tutto è infinitamente più gestibile di quanto non fosse due anni fa». Tutto questo grazie «ai vaccini, alle nuove terapie e al fatto che moltissime persone siano già immuni avendo contratto il virus». Insomma, «l’infezione non finisce ma termina l’emergenza, diventa gestibile». Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza e già professore di Igiene pubblica, invece, è preoccupato: «I numeri che arrivano dalla Gran Bretagna e dalla Germania dicono che il virus, lasciato libero di propagarsi, è ancora pericoloso. Non siamo davanti a un ultimo colpo di coda ma alle conseguenze del fatto che, allentando l’attenzione, si favorisce il virus. La narrazione del “tutto è finito”, che dell’obbligo vaccinale e delle mascherine anche al chiuso possiamo farne a meno, non ci farà passare un’estate tranquilla. Serve tornare ad atteggiamenti più prudenti», dice.


Pochi vaccini tra i bambini

Non sono buoni nemmeno i numeri dei vaccini dei bambini tra i 5 e gli 11 anni. Per il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, nell’ultima settimana la crescita di vaccini in questa fascia d’età è stata «limitata». Solo il 42,3 per cento tra 5 e 11 anni ha fatto almeno la prima dose. La campagna tra i più piccoli sta registrando un vero e proprio rallentamento. E la pensa allo stesso modo Stefania Salmaso dell’Associazione italiana di epidemiologia, intervistata oggi dal Corriere della Sera. Secondo lei, infatti, l’aumento dei casi – «un’accelerazione imprevista» – è da imputare ai pochi bambini con il vaccino e alle blande restrizioni. «Probabilmente l’incidenza è anche maggiore di quella riportata ma non risulta evidente perché c’è un minore ricorso all’accertamento diagnostico», spiega. «I tassi di aumento superiori sono tra i 14 e i 29 anni. i bambini possono essere facili veicoli di infezione nel nucleo familiare. Il Covid resterà a lungo con noi e non è scontato che sarà stagionale», conclude. Intanto il governo Draghi, nel corso della prossima settimana, dovrebbe varare un nuovo decreto che dovrebbe, pian piano, cancellare quasi tutte le restrizioni anti-Covid, sperando che la situazione non precipiti di nuovo da un momento all’altro.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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