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Report Iss, il tasso di mortalità tra i No vax è 15 volte più alto rispetto a chi ha il vaccino

12 Marzo 2022 - 11:12 Redazione
Nel report cinque regioni vengono indicate a rischio moderato: Calabria, Molise, Puglia, Umbria e Valle d'Aosta

Nell’ultimo report pubblicato dell’Istituto superiore di sanità (Iss) viene evidenziata la differenza tra il tasso di mortalità dei non vaccinati rispetto a quello delle persone che hanno ricevuto due o tre dosi di vaccino. Al momento i pazienti positivi al Coronavirus che però non si sono vaccinati hanno un tasso di mortalità di 96 su 100.000. Questo valore è 5 volte più alto rispetto ai vaccinati che hanno ricevuto un ciclo completo da meno di 120 giorni (19 decessi su 100.000 positivi) e 15 volte più alto rispetto a chi ha ricevuto anche una dose booster (7 decessi su 100.000 positivi). Nel report pubbliato dall’Iss ci sono cinque regioni che vengono indicate come a rischio moderato, mentre tutte le altre sono a rischio basso. Le cinque regioni a rischio moderato sono Calabria, Molise, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta. Attualmente gli indicatori sono comunque molto controllati. Anche se vengono indicate a rischio moderato, secondo i dati la probabilità che queste regioni arrivino ad occupare entro i prossimi 30 giorni almeno il 30 per cento dei posti in terapia intensiva è fissata sotto il 5 per cento.

Rasi: «Quarta dose? Bisogna valutare numero di reinfezioni»

Guido Rasi, consulente del generale Francesco Figliuolo per la campagna vaccinale, ha spiegato che la possibilità di fare la quarta dose dipende dal numero delle reinfezioni: «Da giugno il parametro fondamentale da raccogliere per prendere le nostre decisioni sarà di valutare la quantità di reinfezioni Covid e vedere chi si reinfetta. Stiamo vedendo che ci sono persone che hanno avuto 3 o 4 esposizioni al virus, con o senza vaccino, ma questi dati vanno analizzati per vedere se sarà necessaria una quarta dose vaccinale. Il problema della quarta dose sarà quindi basato sulla raccolta di dati fondamentali». Altra ipotesi di Rasi è quella che il prossimo autunno ci si concentri solo sulle cure: «Potremmo anche iniziare a pensare che c’è una sufficiente immunità cellulare nella popolazione e focalizzarci sulle cure che oggi ci sono, velocizzando gli aspetti burocratici di accesso alle cure».

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