La Russia e il giallo degli accordi dietro gli aiuti anti-Covid all’Italia. Conte: «Nulla da nascondere»

Veleni e sospetti sulla missione del marzo 2020. L’allora presidente del Consiglio: «Insinuazioni e allusioni senza fondamento»

«Insinuazioni e allusioni senza alcun fondamento». Così Giuseppe Conte commenta le ultime polemiche sugli aiuti per l’emergenza Covid arrivati in Italia da Mosca nel marzo 2020. I quadrireattori russi arrivarono nell’aeroporto di Pratica di Mare accolti dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio nell’ambito della missione «Dalla Russia con amore», che consegnò agli ospedali italiani 28 medici, 4 infermieri e 72 militari insieme a mascherine, ventilatori polmonari e altri materiali sanitari. Fu il risultato di una chiamata tra il presidente russo Vladimir Putin e l’ex premier Conte, che ora commenta la missione di due anni fa. «Questa vicenda è molto chiara e trasparente: in un momento di estrema difficoltà c’è stata da parte della Russia e di Putin in particolare l’offerta della disponibilità di mandare un gruppo di sanitari, scortato dai militari, in ragione della grande esperienza da loro maturata in questo settore nelle precedenti pandemie», spiega il leader del M5S. «Direi che tutte le insinuazioni, le allusioni, le preoccupazioni che oggi sorgono non hanno alcun fondamento», continua Conte riferendosi alle polemiche scatenate soprattutto dalla composizione del team che arrivò in Italia nel marzo 2020. Tra i 104 nomi presenti in lista c’erano solo 28 medici e 4 infermieri. Tutti gli altri erano militari, con a capo della spedizione il generale Sergey Kikot, vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell’esercito russo.


I dubbi sulla missione

Il sospetto, citato anche dal Corriere, è che quella missione portò in dote alla Russia una serie di accordi economici e commerciali con l’Italia. Una pista che metterebbe nel mirino l’allora inquilino di Palazzo Chigi Conte. Accordi poi “traditi” con la decisione del governo italiano di spostarsi sulle posizioni di Kiev e di sostenere le sanzioni contro Mosca. Un’altra ipotesi riguarderebbe invece uno scopo scientifico della missione da parte della Russia intenzionata a studiare da vicino un focolaio importante come quello italiano e sfruttare le conoscenze per mettere in piedi al più presto il vaccino di autoproduzione Sputnik V. Tra ipotesi e allusioni, Conte ora ribadisce la natura assistenziale della missione di Mosca in Italia, «con un intento quindi chiaro e trasparente», conclude.


Il ricatto di Mosca

Quando il console russo a Milano, Alexei Vladimorovic Paramonov, e direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri ha minacciato l’Italia di «conseguenze irreversibili» con l’adesione al nuovo piano di sanzioni contro Mosca, ha anche accusato il nostro Paese di aver «dimenticato gli aiuti ricevuti dal Cremlino durante la pandemia». Facendo così intendere l’esistenza di accordi che andrebbero ben oltre un semplice aiuto umanitario. L’intelligence italiana nelle ultime ore ha escluso che la ritorsione minacciata da Mosca possa riferirsi al disvelamento di accordi presi a marzo 2020 con la Russia.

Renzi: «Commissione d’inchiesta per fare chiarezza»

«In questi giorni alcune autorità russe hanno duramente attaccato il ministro Guerini. A Lorenzo, amico fraterno e ottimo responsabile della difesa, è andata, va sempre e andrà la nostra solidarietà». A parlare della missione di Mosca in Italia è anche Matteo Renzi che ora esorta Giuseppe Conte a fornire ulteriori dettagli sugli aiuti russi ricevuti a marzo 2020. «Penso che la domanda sul senso ultimo della missione, domanda che si è posto Giorgio Gori, sindaco della città più colpita dal Covid, Bergamo, sia una domanda cui può rispondere solo l’ex premier Conte», ha detto il leader di Italia Viva. «Continuo a non capire perché sulla gestione della pandemia Covid si rifiuti di fare una commissione parlamentare d’inchiesta che sarebbe molto utile per fare chiarezza».

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