Lo scontro sull’aumento delle spese militari è diventato sempre più vivace, man mano che si avvicina la data di domani, quando il dl Ucraina, che ha anche recepito un ordine del giorno specifico di Fratelli d’Italia, arriverà al voto dell’aula. Nel corso della riunione col gruppo del Senato, il neoeletto leader del Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte, ha spiegato che non intende sostenere questa spesa, soprattutto nell’attuale situazione di crisi economica. Il Movimento cinque stellle, subito dopo ha diffuso una nota spiegando che raggiungere l’obiettivo (secondo gli accordi si tratta di spendere ogni anno il 2% del Pil in ambito militare) è irrealizzabile se si punta a farlo entro il 2024. Proprio su questo argomento è intervenuto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: «Dal 2019 ad oggi abbiamo intrapreso una crescita graduale delle risorse sia sul bilancio ordinario che sugli investimenti, che ci consentirà, se anche le prossime leggi di bilancio lo confermeranno, di raggiungere la media di spesa dei Paesi dell’Unione Europea aderenti alla Nato e poi, entro il 2028, il raggiungimento dell’obiettivo del 2%», ha spiegato all’Ansa parlando proprio di spese militari. In effetti, gli accordi prevedano che la spesa inizi a salire più stabilmente dal 2023, con il raggiungimento del 2% nel 2028. Guerini ha anche aggiunto: «Francamente uscirei da un dibattito approssimativo su cifre e date. L’impegno assunto in sede Nato nel 2014 e riconfermato da tutti i Presidenti del Consiglio che si sono succeduti da allora, prevedeva il raggiungimento del 2% del Pil per le spese della Difesa entro il 2024. Fin dal momento in cui ho assunto la guida di questo dicastero ed anche in questi giorni ho sempre indicato sia l’esigenza di rispettare l’obbiettivo del 2%, sia la gradualità con cui raggiungerlo».
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