Pietro Diomede non si pente: «Sapevo che la battuta sull’omicidio di Carol Maltesi avrebbe fatto male. Non mi scuso, lo rifarei»

Il “comico”, in un’intervista a Fanpage, spiega: «Il mio obiettivo non era offendere, ma con la mia cifra stilistica ho fatto umorismo su questa cosa»

«No, della mia battuta non chiedo scusa. Quando pubblico sono consapevole che farà male e che potrebbe creare delle conseguenze». Sono le parole del “comico” Pietro Diomede, balzato ai clamori delle cronache per un suo tweet in cui “ironizzava” sulla morte di Carol Maltesi, la 26enne uccisa e fatta a pezzi nella sua casa nel Milanese dal vicino di casa Davide Fontana. In un’intervista a Fanpage, Diomede si è “giustificato” sull’uscita, spiegando: «Io con la mia cifra stilistica faccio umorismo su questa cosa e credo di aver fatto battute su argomenti peggiori. Il mio obiettivo non era offendere. La battuta era sul fatto che una pornostar fosse stata riconosciuta dai tatuaggi». E il “comico”, che dopo il suo tweet è stato escluso dal cast dei comici che avrebbero fatto parte dei prossimi spettacoli dello Zelig di Milano, ha aggiunto: «Le mie battute si basano su luoghi comuni che tutta l’Italia ha e se uno legge le mie battute, io tratto i napoletani, i leghisti, i siciliani i veneti e i piemontesi nella stessa misura».


Inoltre, secondo Diomede, grazie al suo tweet anche lo Zelig avrebbe avuto una sorta di ritorno d’immagine e popolarità: «Io credo che il problema non sia la battuta: diciamo che ci siamo fatti tutti una bella pubblicità, sia io che Zelig. Di mattina era in tendenza (su Twitter, ndr) Zelig, il pomeriggio io. Uno a uno, palla al centro». Forse Diomede si sente immerso nel Ritratto di Dorian Gray: «C’è solo una cosa peggio dell’essere chiacchierati: il non essere chiacchierati». Il comico infatti ammette che se potesse tornare indietro probabilmente rifarebbe la battuta, «ma un po’ più fine», precisa. Insomma: nessun passo indietro, nessuna scusa, vale tutto per qualche secondo di “celebrità”.


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