Partygate, prima multa per Johnson le feste durante il lockdown. Il premier paga ma non si dimette

Downing street ha ammesso che c’è anche il nome del premier e del suo ministro tra i 50 personaggi sanzionati per le feste nei palazzi governativi in piena pandemia

È arrivata la prima multa per Boris Johnson e il suo ministro dell’Economia Rishi Sunak, sanzionati da Scotland Yard per violazione delle norme Covid nell’inchiesta sullo scandalo Partygate. Tra gli indagati c’è anche la moglie del premier, Carrie. Il premier britannico ha pagato la multa, ma ha confermato di non avere intenzione di dimettersi. Nell’ambito dell’inchiesta, le scorse settimane erano già state inflitte le prime 20 ammende a diversi funzionari. La Metropolitan Police – nome ufficiale di Scotland Yard – questa mattina ha annunciato altre 30 ammende. Come ha anticipato la Bbc, la polizia sta indagando su 12 feste che sarebbero state organizzate a Downing Street e Whitehall durante il periodo di lockdown per la pandemia. Finora le sanzioni comminate sono state almeno 50, ma solo ora un portavoce del governo ha ammesso che tra i sanzionati c’è anche il premier e il suo ministro, anche se la polizia non avrebbe ancora chiarito a quale festa si riferisce la multa inflitta a Johnson tra le tante a cui ha partecipato. La questione aveva già portato diversi leader dei partiti di opposizione a chiedere le scorse settimane le dimissioni del premier e del Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak. Johnson ha affermato più volte che non era ritenuto a doverlo fare. «Boris Johnson e Rishi Sunak hanno violato la legge e ripetutamente mentito all’opinione pubblica britannica, devono entrambi dimettersi», ha affermato di recente il leader del Partito Laburista, Keir Starmer. Anche il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha definito l’evento uno schiaffo «ai sacrifici» fatti dai cittadini durante le restrizioni da Covid-19. Dello stesso parere anche i liberademocratici e gli indipendentesti della Scozia. La prima ministra del governo locale della Scozia ha detto: «Boris Johnson deve dimettersi. Egli ha violato la legge e ha mentito ripetutamente al Parlamento al riguardo. I valori basilari d’integrità e di decenza, essenziali al funzionamento di una qualunque democrazia parlamentare, gli impongono di andarsene e di portare con sé il suo cancelliere».


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