Il ministro D’Incà: «Il voto per posta? Una delle soluzioni per combattere l’astensionismo»

Una soluzione che esiste già in altri paesi d’Europa e negli Stati Uniti e che potrebbe essere accorpata ad altri due rimedi: un solo election day all’anno e il voto anticipato presidiato

Il ministro per i rapporti con il parlamento Federico D’Incà propone il voto per posta in Italia. «L’astensionismo è il sintomo principale della malattia per una democrazia», dice in un’intervista rilasciata a Repubblica. E cita il Libro bianco della Commissione di esperti che ne indaga le cause e offre soluzioni. Per i 9 milioni di italiani con problemi di salute o la residenza all’estero la soluzione potrebbe essere proprio quella del voto negli uffici postali. Una chiave che esiste già in altri paesi d’Europa e negli Stati Uniti e che potrebbe essere accorpata ad altri due rimedi: un solo election day all’anno e il voto anticipato presidiato. «Abbiamo dato le nostre indicazioni, certo mi impegnerò a promuoverle in Parlamento con l’obiettivo di riuscirci», dice D’Incà nel colloquio con Matteo Pucciarelli.


Nel quale affronta anche la questione dei voti persi dal suo partito, il Movimento 5 Stelle: «L’astensionismo non riguarda solo noi, addossarlo solo al M5S è sbagliato. Certamente stare al governo significa assumersi delle responsabilità e questo comporta delle conseguenze. Però i risultati ci sono stati, dal reddito di cittadinanza allo spazzacorrotti, i fondi del Recovery, il tema della transizione energetica, la riforma che ha tagliato il numero dei parlamentari. Occorre anche saperli raccontare». E infine la legge elettorale, che non è detto venga cambiata prima delle elezioni: «Adesso siamo presi da problemi che riguardano più direttamente la vita delle persone, vedremo…».


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