«Andate in Russia o morite»: le storie dei bambini rapiti e usati da Mosca per la propaganda

La denuncia di un gruppo di diritti umani: 150 bambini portati via con la forza da Mariupol. La storia di Kira e del nonno: «Non ti vedo da troppo tempo, voglio piangere»

Nell’intervista che ha rilasciato alla Cnn il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha accusato Mosca di costringere i profughi in fuga da Mariupol ad andare in Russia. «Diverse persone sono finite in Russia senza documenti. E non sappiamo dove siano», ha fatto sapere il presidente. Aggiungendo che «tra loro ci sono diverse migliaia di bambini. Vogliamo sapere cosa è successo e se sono in buona salute o no». La Russia ha risposto bollando come bugie le parole di Zelensky. E sostenendo anche che Kiev ha ostacolato gli sforzi di Mosca per l’evacuazione dei civili dalle città bombardate.


I bambini scomparsi da Mariupol

Intanto un gruppo per i diritti umani della Crimea ha denunciato che i russi avrebbero portato via con la forza da Mariupol circa 150 bambini, 100 dei quali ricoverati in ospedale, la maggior parte strappata ai genitori. «L’esercito russo ha portato via con la forza circa 150 bambini da Mariupol. Li ha trasferiti nella direzione di Donetsk occupata e del Taganrog russo», ha affermato Olha Skrypnyk, capo del gruppo per i diritti umani della Crimea. Secondo Petro Andriushchenko, consigliere del sindaco di Mariupol, la maggior parte dei bambini, che non sono orfani, è stata portata via senza i genitori. Tra questi ce ne sono 16 che si trovavano in un centro benessere della cittadina bombardata dai russi. E non si trattava di bambini che non avevano famiglie.


«Gli orfani, insieme al personale dell’orfanotrofio sono stati evacuati da Mariupol il 24 e 25 febbraio», ha affermato il funzionario del Gruppo per i diritti umani della Crimea. Come ha osservato il consigliere del sindaco, alcuni dei bambini rapiti «hanno perso i genitori a causa dei crimini di guerra della Russia», ma «o hanno tutori nei territori non occupati o sono sotto la protezione dello Stato». La Cnn ha anche parlato con una decina di testimoni che hanno parlato con i soldati russi che si trovano sul territorio ucraino. Questi riferiscono che i militari hanno fornito loro soltanto due opzioni: «Andate in Russia o morite qui».

La storia di Kira

I funzionari ucraini e statunitensi e gli osservatori indipendenti dei diritti umani hanno anche affermato che le truppe russe e separatiste stanno portando decine di migliaia di civili ucraini nei cosiddetti campi di filtrazione”. Ovvero in zone in cui vengono sottoposti a screening biometrico e i loro telefoni e documenti vengono confiscati prima di essere mandati in Russia. Tra questi c’è anche Kira Obedinsky. La storia di Kira, 12 anni, la racconta al media americano il nonno Oleksander. Sua madre è morta quando lei era piccola. Suo padre Yevhen, ex capitano della squadra nazionale di pallanuoto ucraina, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre le forze russe avanzavano a Mariupol il 17 marzo.

Qualche giorno dopo la morte dell’uomo, Kira ha cercato di fuggire a piedi da Mariupol insieme alla compagna del padre. Ma dopo essere rimasta ferita nello scoppio di una mina, la 12 enne è stata portata in un ospedale che si trova nella regione di Donetsk. Controllata dai separatisti ucraini riconosciuti da Mosca. Ora il nonno ha paura che non la rivedrà più. Un funzionario del governo separatista lo ha invitato a recarsi in zona, cosa impossibile a causa della guerra. E allora, gli avrebbero detto i responsabili del nosocomio, alla fine della guerra la ragazzina sarà mandata in un orfanotrofio in Russia. Sempre secondo il racconto del nonno, i russi gli hanno detto che alla bambina saranno dati nuovi documenti una volta passato il confine.

«Non ti vedo da troppo tempo, voglio piangere»

Intanto i media russi hanno mostrato un filmato in cui Kira parla con allegria del fatto che le è permesso chiamare il nonno. Questa, secondo Mosca, sarebbe la prova che la bambina non è stata rapita e che la sua storia è un altro “falso” messo in giro dal nemico. Nel frattempo Oleksander ha ricevuto un messaggio audio da Kira, che gli chiedeva di un piangere. Ma, ha raccontato il nonno, era lei a non riuscire a trattenere le lacrime: «Non ti vedo da troppo tempo, voglio piangere».

E proprio oggi secondo fonti ucraine l’autoproclamato capo della Crimea Serhy Aksyonov ha annunciato la fondazione di «campi di riqualificazione» estivi sul territorio della penisola occupata per insegnanti delle regioni di Cherson, Kharkiv e Zaporizhzhya. A sostenerlo il Centro per la lotta alla disinformazione (Ccd), organo del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale dell’Ucraina (Nsdc). Secondo quanto riferito dal Ccd i bambini ucraini della zona saranno inoltre costretti a seguire lezioni di lingua russa. Ieri è stato anche rapito il figlio del governatore di Zaporizhzhia. L’esercito russo lo avrebbe fermato a un posto di blocco mentre era in auto e lo avrebbe trattenuto una volta scoperta l’identità del padre.

Foto copertina da Tvanouvelles.ca

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