I familiari dei «difensori di Mariupol» scrivono al Papa: «Salva i civili in trappola nell’acciaieria: sono senza cibo e medicine»

La lettera è stata recapitata al prefetto ad interim del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Michael Czerny

Da Mariupol continuano ad arrivare richieste di aiuto che provano a trovare ascolto in Vaticano. Dopo la lettera a papa Francesco del comandante dei Marines, Serhiv Volyna, arriva anche un appello da «madri, mogli e figli dei difensori di Mariupol». Così si sono firmati gli autori del manoscritto arrivato in Vaticano. «Santo Padre, è ancora possibile aiutare i sofferenti, nonostante il numero di chi non ce la fa aumenti ogni giorno». Scrivono così nella lettera che è stata recapitata al prefetto ad interim del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Michael Czerny, dal giornalista Saken Aymurzaev dela tv di stato ucraina UaTv-channel. Il cardinale e arcivescovo canadese Michael Czerny ha spiegato ai media vaticani come questa lettera dia evidenza di ciò che il Papa «ha detto fin dall’inizio, quando ha parlato chiaramente dell’irrazionalità totale della guerra», parole annunciate dal Santo Padre in occasione dell’Urbi et Orbe di Pasqua. La lettera recapitata al dicastero sarebbe lunga circa due pagine e riferirebbe delle condizioni in cui si trova la città portuale di Mariupol, descritta come una città al centro di «una catastrofe umanitaria senza precedenti nell’Europa del 21esimo secolo. Città sotto attacco 24 ore su 24 e ridotta in cenere». Tutto questo, scrivono i familiari delle vittime di Mariupol, «solleverà ancora una volta la questione dell’inammissibilità dell’assedio e degli attacchi indiscriminati delle città».


«Centinaia di feriti senza cure e materiale medico»

Secondo quanto riporta Vatican News, nella lettera si sottolinea anche la situazione nell’acciaieria di Mariupol con riferimento ai civili che si trovano ancora lì. «All’inizio dei combattimenti – si legge – queste persone pensavano che vivere con i militari avrebbe dato loro non solo sicurezza, ma anche l’opportunità di ricevere cibo, acqua e cure mediche». Ora invece si tratta di una «trappola», in cui è impossibile «consegnare cibo e acqua potabile». Gli autori della lettera riferiscono che nella città portuale ci sono centinaia di feriti tra civili e militari, senza il materiale medico necessario, pertanto «devono essere evacuati dal campo di battaglia». L’aiuto al Papa è stato definito da loro come «ultimo baluardo della speranza».


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