Novak Djokovic ha detto la sua sull’esclusione degli atleti russi e bielorussi da Wimbledon a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Il tennista serbo, numero uno al mondo, ha preso le distanze dalla decisione dell’All England Club, definendola «folle». «Condannerò sempre la guerra – ha detto dopo il match vinto contro Djere a Belgrado – non la sosterrò mai, essendo io stesso figlio della guerra, cresciuto durante le guerre civili che hanno seguito il crollo della Jugoslavia. Ma i tennisti, gli atleti, non c’entrano niente. Quando la politica interferisce con lo sport, il risultato non è mai buono».
Il contesto
Dopo settimane di indiscrezioni e pressioni da parte del governo britannico, gli organizzatori del prestigioso torneo londinese hanno ufficializzato ieri 20 aprile la decisione di vietare la partecipazione allo Slam dei tennisti russi e bielorussi. A rimanere fuori dal torneo maschile un atleta bielorusso e quattro giocatori russi tra i top 30 del ranking mondiale, tra cui il numero due Daniil Medvedev e il numero otto Andrej Rublev. In campo femminile, invece, sono undici le atlete escluse, tra cui la bielorussa Aryna Sabalenka, semifinalista della scorsa stagione e numero quattro al mondo.
La polemica
Djokovic non è l’unico a non aver visto di buon grado la decisione dell’All England Club, che anzi sembra aver fatto infuriare tutti. Gli stessi Atp e Wta, i circuiti professionisti mondiali di tennis maschile e femminile, hanno parlato subito di «discriminazione», anche perché i tennisti estromessi subirebbero un danno anche dal punto di vista delle classifiche. E il quotidiano inglese The Telegraph, secondo il quale Wimbledon rischia una multa di 250 mila sterline, suggerisce ad Atp e Wta di penalizzare il torneo britannico, che si terrà a fine giugno: «Anche se non hanno autorità su Wimbledon, potrebbero negare al torneo l’attribuzione dei punti, rendendolo solo un evento d’esibizione».
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