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Epatite acuta pediatrica: quali sono i sintomi e le terapie e a che punto sono le indagini mediche

epatite acuta pediatrica sintomi terapie
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Un'origine infettiva sembra la più probabile ma è escluso, per ora, il legame con Covid-19. «Non si tratta di una nuova malattia»

L’epatite virale acuta pediatrica di origine sconosciuta che ha colpito il bimbo di Prato ricoverato al Bambino Gesù di Roma conta attualmente nove casi sospetti in tutta Italia. Con epatite si intende un’infiammazione del fegato, di solito in risposta a un’infezione o una lesione. Si conoscono cinque ceppi identificati con le lettere dell’alfabeto (A, B, C, D ed E). Ma nessuno dei bambini malati è risultato positivo al test. Quando non si riesce a identificare l’agente patogeno di solito si indica un’eziologia sconosciuta o indeterminata. Anche gli adenovirus possono causarla. I sintomi sono in gran parte aspecifici: la febbre, il mal di pancia, la nausea, il vomito. Quelli specifici sono ingiallimento della pelle e della sclera degli occhi, dolore nella parte alta destra dell’addome, nausea e vomito.

L’eziologia ignota

Mentre sembra scongiurato il rischio di dover ricorrere a un trapianto di fegato per il bambino di tre anni di Prato, altri due casi di epatite a eziologia ignota sono stati segnalati in Lombardia. I bambini, ricoverati in osservazione, non sono in pericolo di vita. La malattia colpisce i bambini sotto i dieci anni e in tutto il mondo si sarebbero verificati circa una centinaio di casi. Di questi, una settantina in Gran Bretagna e nove negli Usa. Ogni anno ci sono casi di epatiti la cui origine non è nota ma è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta. Il ministero della Salute ha inviato una circolare informativa alle Regioni dal 14 aprile che ha elevato il livello di attenzione in tutta Italia.

Alle strutture sanitarie è stato chiesto di segnalare i casi di bambini che presentano epatite acuta, con esclusione di diagnosi di epatite da A a E. L’agenzia di stampa Ansa spiega che un’origine infettiva è ritenuta al momento come la più probabile. Ma i casi non sono legati a epatiti virali note, come A,B,C,E. Tra le ipotesi in corso di verifica vi è quella di un legame con il Covid-19. Che però è già di fatto esclusa da molti esperti. Il bambino di Prato non era ovviamente stato vaccinato. Angelo Di Giorgio, coordinatore dell’area fegato della società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp), spiega oggi al Corriere della Sera che ogni anno anche in Italia vengono segnalati alcuni casi di epatite acuta di origine indeterminata.

Le cure

«Quindi non parliamo di una nuova malattia ma di un anomalo incremento di casi in un ristretto arco temporale, da gennaio ad oggi, fenomeno osservato nel Regno Unito», aggiunge. Riguardo i sintomi, gli esami di laboratorio evidenziano «l’incremento significativo delle transaminasi (enzimi che sono la spia dell’infiammazione del fegato) fino a 10-20 volte superiore ai valori normali». «La maggior parte dei bambini guarisce spontaneamente. Una minima parte rischia di sviluppare insufficienza epatica. Che può portare a un danno irreversibile trattabile solo col trapianto di fegato necessario in circa il 10% dei casi. L’esito del trapianto è risolutivo, i bambini guariscono», conclude Di Giorgio.

Il quale avverte anche che il lockdown non può in alcun modo aver determinato l’indebolimento delle difese immunitarie. Anche Massimo Galli esclude legami con Covid-19 o con il vaccino e invece sospetta che la causa sia un virus «che finora non abbiamo mai inquadrato». Per capirne le origini «c’è un mondo di indagini da fare», secondo Luca Guidotti, vicedirettore scientifico del San Raffaele di Milano, che ne parla in un colloquio con La Stampa. Nel quale però tra i sospettati numero uno mette gli adenovirus. Sono un centinaio, da quelli che provocano un semplice raffreddore alle versioni in grado di scatenare polmoniti o infezioni all’apparato gastrico o agli occhi. «Da quel poco che si sa – sostiene il professore – una quota di bambini britannici compresa tra il 60 e il 70% erano positivi all’adenovirus». Oltremanica il sospetto è che si tratti di un adenovirus mutato.

La Spagna

Nel frattempo sono diventati 13 i casi di epatite acuta di origine sconosciuta che colpisce minorenni segnalati sinora in Spagna. Lo ha reso noto in un documento il Centro di coordinamento delle allerte ed emergenze sanitarie del ministero della Salute. Otto casi sono considerati confermati. Riguardano bimbi di età uguale o inferiore ai 10 anni, mentre 5 sono stati classificati come probabili perché si riferiscono a persone di età compresa tra gli 11 e i 16 anni. Per il momento, conclude il documento, il numero di casi di epatite di origine sconosciuta è tuttavia «inferiore a quanto ci si aspetterebbe nei primi 4 mesi dell’anno».

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