Chi è Lara Logan, la reporter complottista accusata di fare disinformazione sulla guerra in Ucraina

Da professionista rispettata a provocatrice e complottista: la storia dell’ex giornalista di CBS

Alla kermesse di Michele Santoro ospitata martedì scorso dal Teatro Ghinoe di Roma era presente anche l’artista Moni Ovadia, che ha riproposto la tesi secondo cui battaglione Azov «è finanziato dagli Stati Uniti e dalla Nato». Ovadia stava citando le parole di una giornalista di nome Lara Logan: reporter che secondo alcuni avrebbe lanciato «bombe di verità cadute sulla Casa Bianca». Mentre si definisce «pensatrice indipendente», viene descritta come «promotrice di folli teorie del complotto».


Gli esordi della reporter alla CBS

Inizialmente, Lara Logan era considerata una giornalista rispettabile: originaria del Sud Africa, dal 2002 era riuscita a guadagnarsi una solida reputazione per aver fatto reportage da pericolose zone di guerra come l’Afghanistan e l’Iraq. Riuscì presto a diventare famosa lavorando per l’emittente newyorchese CBS durante la primavera araba. Nel 2011, però, ha raccontato che la notte in cui il governo di Hosni Mubarak è caduto al Cairo venne attaccata da un gruppo di uomini. La strapparono via dal suo produttore e dalla sua guardia del corpo per violentarla. Tutto sarebbe accaduto mentre era in piazza Tahrir a preparare un servizio per il programma 60 minutes. Logan ha raccontato di essere stata aggredita da «oltre 200» uomini, in maniera brutale e prolungata, conclusa con un pestaggio. Dopo essere stata salvata da un gruppo di civili e soldati egiziani, venne rapidamente riportata negli Stati Uniti, dove denunciò l’omertà nel mondo dell’informazione riguardo le violenze sessuali che colpiscono le giornaliste nelle aree di conflitto.


I dubbi sull’imparzialità di Logan

Il 2018 è stato l’anno in cui terminò la parentesi alla CBS: Logan dovette lasciare la rete per l’accusa di aver diffuso false informazioni in un servizio sull’attacco di Bengasi, in Libia, dove morirono l’ambasciatore statunitense Chris Stevens e altri tre americani per mano dei terroristi. Logan aveva provato a offrire una versione alternativa sulle responsabilità dell’attentato: per il programma in cui lavorava, 60 minutes, aveva costruito un servizio basato su quanto raccontato da uomo di nome Dylan Davies. Era stato presentato come il primo testimone oculare occidentale presente al momento dell’attacco, ma diversi campanelli d’allarme erano stati deliberatamente ignorati dalla giornalista e dal suo team.

Davies, che aveva descritto la sua presunta esperienza in un libro sotto lo pseudonimo di Morgan Jones, aveva infatti raccontato alla trasmissione di aver disobbedito agli ordini della società per cui lavorava – la Blue Mountain – e di essere uscito dalla villa dove gli avevano chiesto di rimanere al momento dell’attacco. Un resoconto diametralmente opposto a quello rilasciato all’FBI e al dipartimento di Stato, nel quale Davies aveva invece affermato di aver trascorso la maggior parte della notte nella sua villa e di non aver raggiunto il luogo dell’attentato. Il giorno dopo la messa in onda del servizio, Logan è apparsa su CBS This Morning e si è scusata per l’errore. Ma era troppo tardi: Jeff Fager, presidente di CBS News e produttore esecutivo di 60 Minutes, ha deciso comunque di congedare l’allora astro nascente della rete, dopo la conclusione di una revisione interna che aveva portato alla luce una serie di errori nel suo modus operandi, dalla mancata verifica delle fonti ai conflitti di interesse.

Cacciata anche da FoxNews

Dopo l’episodio, Lara Logan decise di virare verso i media conservatori, lavorando brevemente per Sinclair e per poi firmare un contratto con Fox Nation. Dopo aver equiparato il dottor Fauci a Joseph Mengele, tuttavia, è stata messa alla porta anche da Fox News: «Non vogliono pensatori indipendenti. Non vogliono persone che seguono i fatti a prescindere dalla politica», aveva commentato in seguito a quella che aveva definito la sua «espulsione».

Il «pensiero indipendente» della Logan era stato espresso a novembre 2021, quando su Fox News Primetime la giornalista aveva detto all’immunologo e consulente della Casa Bianca: «Per la gente [lei] non rappresenta la scienza. Rappresenta Josef Mengele, il dottor Josef Mengele, il medico nazista che fece esperimenti sugli ebrei durante la seconda guerra mondiale e nei campi di concentramento, e sto parlando a nome di persone in tutto il mondo che lo dicono». Un commento che aveva scatenato l’indignazione del memoriale di Auschwitz, che aveva commentato: «Sfruttare la tragedia delle persone che sono diventate vittime di esperimenti criminali pseudomedici ad Auschwitz in un dibattito su vaccini, pandemia e persone che lottano per salvare vite umane è vergognoso. È irrispettoso nei confronti delle vittime e triste sintomo di declino morale e intellettuale».

I commenti sulla guerra in Ucraina

Logan ha conosciuto e abbracciato molte tesi complottiste: dai presunti collegamenti tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il mondo dell’occulto, al «Nuovo Ordine Mondiale», fantomatico gruppo di potere oligarchico e segreto il cui unico argine sarebbe «Vladimir Putin». Ha inoltre sostenuto che «ogni oncologo che si occupa di cancro alle ossa identifica centinaia di coronavirus nelle nostre ossa», e ha accusato l’amministrazione Biden di «nascondere le prove degli effetti collaterali del vaccino», rifacendosi a presunti «specialisti di armi biologiche e agenti di intelligence». Infine l’attacco a George Soros, accusato di finanziarie organizzazioni «burattinaie» che spazzeranno via l’America. La giornalista non solo attinge dalla retorica provocatrice di estrema destra, ma cita tra le sue fonti anche siti cospirazionisti come The Gateway Pundit, vendendosi come «critica dei media mainstream».

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