Petrolio, l’Opec verso un aumento della produzione. Ma con l’embargo Ue contro la Russia potrebbe non bastare
L’Opec, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, aumenterà la produzione di greggio di 432 mila barili al giorno, a partire da giugno. A darne notizia è Bloomberg. Il piccolo incremento arriva in seguito alle pressioni degli importatori, messi in difficoltà dalla crisi energetica esasperata dalla guerra in Ucraina. La maggior produzione dovrebbe aiutare a contenere i prezzi che in questi giorni si sono avvicinati ai 110 dollari al barile, soprattutto alla luce dell’embargo proposto dalla Commissione europea nel nuovo pacchetto di sanzioni. Secondo gli esperti, però, l’incremento potrebbe non essere fattibile, dato che la gran parte dei paesi esportatori sta già estraendo a pieno regime, e per garantire i barili aggiuntivi servirebbe proprio il contributo della Russia colpita dalle sanzioni.
Il cartello, infatti, aveva già faticato a produrre un un altro aumento ad aprile, riporta Bloomberg, mese durante il quale i barili giornalieri aggiuntivi sono stati 10 mila, a fronte dei 274 mila promessi. Nel corso di aprile, i 23 paesi dell’organizzazione hanno complessivamente estratto 28,7 milioni di barili al giorno. Mentre alcuni di loro, come l’Iraq, sono riusciti ad aumentare la produzione (in questo caso di 170 mila barili al giorno), altri hanno faticato e l’hanno addirittura ridotta. È il caso della Libia, che ha ogni giorno ha estratto 150 mila barili in meno rispetto a marzo.
I prezzi in salita
Al momento, la notizia dell’incremento di produzione non ha avuto l’effetto sperato, con il petrolio che ha toccato i 109 dollari al barile, facendo segnare un aumento di prezzo dell’1,3% rispetto a prima dell’annuncio. Dall’inizio della guerra in Russia, l’Opec ha tenuto riunioni molto brevi che non sono state seguite da conferenze stampa, spesso ignorando gli elementi alla base della volata dei prezzi e dell’inflazione. Dell’organizzazione fanno parte, tra gli altri, anche Qatar, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Tunisia e Russia.
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