Stop alla candidata che imbarazza Calenda a Como, la mistress si difende: «Io in lista contro pregiudizi e sessismo»

La donna è stata esclusa dalla lista elettorale per via della sua professione: performer dominatrice sessuale

Doha Zaghi, in arte Lady Demonique, non sarà candidata nella lista di Azione alle elezioni comunali di Como. Lo ha deciso la segreteria locale del partito di Carlo Calenda dopo che già l’ex ministro aveva sostanzialmente fermato quella presenza nella lista che aveva creato imbarazzi: «Non ci sono le condizioni per presentare la candidatura – scrive in una nota la segreteria di Azione – Non c’è alcun giudizio morale ma semplicemente la presa d’atto di una indicazione inopportuna e di un contesto non favorevole». Il «contesto non favorevole» è la professione di Zaghi: performer ipnotista e dominatrice dal vivo e su internet; alcuni dei suoi video sono stati considerati blasfemi. La lista Agenda Como 2030 presenta la candidatura a sindaco di Barbara Minghetti ed è sostenuta anche Italia Viva, + Europa e Volt.


La difesa di Doha Zaghi

La diretta interessata, in seguito all’esclusione, ha dichiarato su Facebook: «La mia candidatura è un segnale per capire realmente se abbiamo le palle di vivere senza pregiudizi, sessismo e avvicinarci a quell’Europa e a quell’America tanto ammirata, in caso contrario l’Italia sarà solo la provincia dell’Arabia Saudita». Intervistata da Fanpage, Zaghi ha detto: «Mi sembra tutto assurdo». La sex worker trentunenne si sente oggetto di discriminazione, «ma non pensavo arrivasse dal mio stesso partito con l’estromissione dalle elezioni». La diretta interessata ha rincarato la dose: «conoscendo la sinistra era prevedibile. Non avrei mai pensato che ci si relazionasse a colpi di tweet».


Zaghi ha fatto anche notare che «è da febbraio che tutti in lista sanno quello che faccio. Nessuno ha espresso dubbi sulla mia candidatura». Il caso è scoppiato quando «i giornalisti si sono accorti di quello che faccio», ha aggiunto Zaghi. Riguardo i video blasfemi, la donna ha dichiarato che «i video dove insceno situazioni blasfeme con crocifissi li produco perché ci sono persone che li acquistano. Altrimenti non li farei: perché dovrei girare video che restano invenduti?». Zaghi ha anche espresso disappunto per la sua condizione professionale: «Ci sono poi problemi in termini fiscali perché io ho dichiarato che ricevo regali. Altrove invece mie stesse colleghe hanno la partita iva e vengono pagate regolarmente e pagano le tasse. La mistress, giuridicamente parlando, non è una professione».

La vicenda

Tutto è partito da un tweet del leader di Azione Calenda: «Ragazzi, scherzi a parte, come ovvio non conoscevo i trascorsi della signora in questione. Direi che non ci sono i presupposti perché sia una candidata di Azione. Domani me ne occuperò». Il fatto è presto diventato un caso politico. La candidatura di Zaghi era stata però difesa dalla candidata sindaco Minghetti: «Doha ha contribuito con serietà e ricchezza di proposte al nostro lavoro sul programma. Capisco il bisogno di colorare la campagna elettorale, ma sarebbe bello che nel 2022 ci concentrassimo su cose serie». Le parole erano state riprese anche dalla lista stessa, che ha fatto sapere che: «le scelte delle persone nella loro vita privata appartengono a un’altra sfera rispetto all’esercizio costituzionale dei diritti politici. E non devono certo impedire di portare un contributo costruttivo alla comunità civile cui apparteniamo. Questo significa essere liberali»

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