Cosa sappiamo del Vaiolo delle scimmie trovato anche in Italia

I casi legati al Monkeypox virus nel mondo sono pochi. La diffusione è difficile e generalmente non riguarda forme gravi

Il primo caso segnalato dalla Sanità del Massachusetts riguarda un uomo proveniente dal Canada. Ma risultano diversi positivi al Monkeypox virus, collegato al Vaiolo delle scimmie, anche in Europa; in particolare nel Regno Unito, in Portogallo, Spagna e un caso sospetto e due in corso di accertamento in Italia, tutti sotto osservazione presso lo Spallanzani di Roma. Al momento, tutti i casi registrati non riguardano forme gravi di Vaiolo delle scimmie. L’Istituto nazionale di malattie infettive, a proposito della situazione italiana ha fatto sapere che i casi riguardano «un giovane adulto di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie che si era presentato al Pronto soccorso dell’Umberto I. Altri due casi sospetti sono in fase di accertamento». Il Monkeypox virus è originario dell’Africa e quando risultano rari casi altrove, sono inevitabilmente collegati a viaggi nel Continente. Al momento non è chiaro se i casi registrati abbiano una matrice comune.


Cos’è il Vaiolo delle scimmie

Anche se è stato scoperto per la prima volta nel 1958 in una colonia di scimmie usate a scopi di ricerca, abbiamo il primo caso umano noto di Vaiolo delle scimmie solo nel 1970, nella Repubblica Democratica del Congo. Il Monkeypox virus fa parte della famiglia dei virus del Vaiolo e non sembra che i casi recenti possano essere associati al ceppo più pericoloso, che si trova in Congo, con una mortalità che può arrivare al 10%. Nel ceppo proveniente dall’Africa occidentale la probabilità scende drasticamente all’1%. Il vaiolo delle scimmie è caratterizzato da primi sintomi simil-influenzali, seguiti da gonfiore ai linfonodi, ed eruzioni cutanee in tutto il corpo. I casi comunemente registrati in Africa riguardano individui infettati dal morso di roditori o altri piccoli animali e generalmente non è facile che si diffonda nella popolazione. La professoressa ed epidemiologa Anne W. Rimoin ha spiegato a USA Today, che «il vaiolo delle scimmie di solito non si verifica a livello globale», i suoi focolai infatti sono un «evento raro e insolito». La trasmissione aerea, mediante grosse goccioline di droplet, necessita contatti ravvicinati e prolungati, anche attraverso contaminazione tramite i fluidi corporei.


Foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI | Ospedale Lazzaro Spallanzani, Roma 9 Marzo 2021.

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