La previsione del politologo vicino al Cremlino Dmitrij Suslov: «È una guerra Russia-Nato: avanti ancora un anno, poi una ripresa violenta»

Il direttore del Centro studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia di Mosca è pessimista su una ripresa dei negoziati di pace, almeno finché le condizioni di Mosca sul riconoscimento dei territori occupati non verranno accolte

«L’Occidente vuole una sconfitta russa e non è disposto a sottoscrivere un accordo per noi accettabile», queste le parole di Dmitrij Suslov, direttore del Centro studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia di Mosca, ritenuto vicino al Cremlino. Oggi, 22 maggio, ha rilasciato un’intervista al corrispondente a Berlino del Corriere della Sera Paolo Valentino. Secondo Suslov, non potrà mai esserci un vero negoziato di pace se l’Ucraina non verrà incontro alle richieste della Russia che sono, «come minimo», il «riconoscimento della Crimea in quanto parte della Federazione russa e del Donbass in quanto non parte dell’Ucraina. Molto probabilmente solleverà anche il problema di Cherson e altre zone controllate dalle truppe russe. Se la posizione occidentale è questa, non ci può essere accordo. Ciò significa che la guerra continuerà e che la Russia probabilmente lancerà un attacco contro Odessa per tagliare l’Ucraina dal Mar Nero».


Cosa è successo in questi mesi

Suslov ammette che «il ritmo dell’avanzata non è così rapido come il Cremlino vorrebbe». Qualcosa è andato storto: dalle vittime fra i militari russi al numero limitato di forze. Tra l’altro, sostiene lui, Putin vorrebbe «preservare una percezione di vita normale in Russia» dove, ancora oggi, si continua «come prima, nel quotidiano, dal punto di vista economico, culturale e del tempo libero. Non c’è il senso di una mobilitazione, questo è importante per preservare la stabilità politica e quindi non ci sarà alcun incremento dello sforzo bellico». A frenare l’avanzata sia la volontà di ridurre le perdite tra i soldati sia gli aiuti che Ue e Usa stanno dando agli ucraini, rafforzandoli sempre di più. «Nonostante questo, la missione procede e la convinzione prevalente è che la Russia sia in grado di vincere la battaglia per il Donbass anche con questo livello di truppe che è molto inferiore a quello dell’Ucraina».


«È una guerra Russia-Nato»

Questa «non è una guerra Russia-Ucraina ma una guerra Russia-Nato o Russia-Usa». I media occidentali – continua – «tacciono sulla situazione dell’Ucraina con un numero altissimo di vittime fra i soldati di Kiev, un terzo della popolazione fuggita dalle loro case, l’economia contratta del 50 per cento. Non mi pare che l’Ucraina stia vincendo. Non parlerei comunque di un grande successo russo». A questo si aggiungano poi le «frizioni all’interno dell’Occidente» che non riesce a trovare un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca: «L’Occidente si è dimostrato quasi incapace di mobilitare i Paesi non occidentali».

Il rischio di una «guerra senza fine»

La conseguenza? Che «aumentino le chance di una guerra senza fine, di una guerra che potrebbe andare avanti a più bassa intensità almeno per un anno. Poi ci potrebbe essere una ripresa violenta delle ostilità». La Russia sarebbe pronta ai negoziati ma alcuni Paesi starebbero «frenando», come Polonia, Regno Unito, Paesi baltici e Usa che «vogliono una guerra di attrito e la sconfitta strategica della Russia». Mosca «è pronta ai negoziati. Gli ucraini hanno lasciato il tavolo negoziale perché Usa e Regno Unito li hanno incoraggiati a massimizzare le loro richieste. Le nostre sono: Crimea, Donbass, status neutrale e demilitarizzazione». E se Finlandia e Svezia dovessero entrare nella Nato? «Ci saranno cambiamenti, la Finlandia non sarà più considerata un partner e un Paese amico. Sarà un potenziale teatro di guerra. Nel caso di truppe o basi Nato in Finlandia, la Russia punterebbe armi nucleari tattiche contro questo Paese».

Foto in copertina di repertorio

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