Le liste dei filorussi? Le pubblicano i sostenitori di Vladimir Putin e dell’invasione in Ucraina

Accusano il Corriere della Sera di aver pubblicato una lista di proscrizione dei filorussi in Italia, ma cosa succede se a pubblicarla sono gli stessi sostenitori di Putin e dell’invasione in Ucraina?

Il caso Corriere-Copasir

La rete della propaganda filo Putin esiste, non è una novità. Una recente pubblicazione del Corriere della Sera ha destato non poche polemiche riguardo la pubblicazione di una lista di persone, con tanto di fotografie, associate a una «rete di Putin in Italia», tratta da una presunta indagine del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) e paragonata dai critici a una vera e propria «lista di proscrizione». A smentire il Corriere sono state due “fonti primarie”, ossia dal Presidente del Copasir Adolfo Urso e il sottosegretario con la delega alla sicurezza Franco Gabrielli. Quest’ultimo, di fronte a una «campagna diffamatoria» circa una «presunta attività di dossieraggio da parte della comunità di intelligence (in realtà inesistente)», ha deciso di chiedere al Dipartimento delle informazioni per la sicurezza di declassificare il “Bollettino sulla disinformazione” rendendo noto ciò che sarebbe stato raccolto attraverso le cosiddette «fonti aperte».

Proprio grazie alle «fonti aperte» possiamo constatare come parte dei protagonisti citati nella cosiddetta “Lista del Corriere” vengano elencati nelle liste pubblicate dagli stessi sostenitori dell’invasione russa in Ucraina, in qualità di persone e canali da seguire per informarsi sul conflitto in corso e sostenere la propaganda del Cremlino. Alcuni dei citati risultano noti a Open Fact-checking non solo per alcune false argomentazioni sull’invasione russa, ma anche per altre espresse durante la pandemia Covid-19. Un legame, quello tra i due temi chiave degli ultimi due anni, sfruttato proprio dalla propaganda di Mosca, come abbiamo descritto in un articolo del primo numero di Domino.

In questo nostro articolo tratteremo non solo la spinosa questione della “lista del Corriere”, ma anche quella dei canali della bolla sostenitrice di Vladimir Putin che fin dal 2014 sostiene le invasioni della Russia in Ucraina.