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Il decreto siccità in arrivo per l’allarme acqua: cosa succede nelle regioni e dove si va verso lo stato d’emergenza

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Il governo Draghi prepara un provvedimento mentre gli enti locali decretano lo stato di calamità. Il razionamento dell'acqua nei territori e lo stop notturno sul tavolo

Un decreto siccità per affrontare l’allarme acqua. Mentre le Regioni sono pronte a chiedere lo stato d’emergenza e decretano quello di calamità. Per uniformare le decisioni su tutto il territorio. Intanto in tutta Italia da diverse settimane le temperature sono sopra la media. Oggi i governatori incontreranno la ministra Mariastella Gelmini. E domani ci sarà la Conferenza Stato-Regioni a cui parteciperà anche il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Nel decreto del governo Draghi, chiesto ieri anche da Matteo Salvini e atteso per la fine di giugno, dovrebbero finire le prime misure per la riduzione degli sprechi. Come un razionamento dell’acqua che potrebbe portare anche a uno stop alla distribuzione durante la notte. Oppure la priorità ai bisogni primari, con il divieto di riempire le piscine. Mentre in alcuni territori si predispongono accordi con le aziende energetiche per l’aumento dell’uso delle acque lacustri a scopi umani o agricoli.

Il razionamento dell’acqua nelle regioni

La decisione finale però spetterà alle Regioni. Che, spiega oggi il Corriere della Sera, decideranno con le ordinanze e in coordinamento con la protezione civile come affrontare l’emergenza. Il problema prioritario sono l’agricoltura e l’industria. Per gli usi cosiddetti civili invece le misure sono pronte e in qualche caso già in vigore. In molti comuni è già vietato irrigare i giardini o riempire le piscine. E sono anche già previste le sospensioni notturne del servizio. Ieri intanto si è tenuto il primo vertice interministeriale dei capi di gabinetto dei ministeri. Era presente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. Oggi è previsto un incontro interlocutorio con Gelmini. I governatori, fa sapere il quotidiano, sono pronti a chiedere lo stato di emergenza con la limitazione dell’acqua solo per uso umano e agricolo. Ma anche più fondi, inclusi quelli del Pnrr per la realizzazione di nuovi invasi.

Lo stato d’emergenza, spiegano dalle parti del governo Draghi, verrà concesso. Ma non servirà per gli interventi strutturali: farà arrivare più rapidamente i ristori alle aziende agricole che rischiano di perdere una parte cospicua del raccolto e a mettere a disposizione le risorse necessarie per far intervenire le autobotti laddove si dovessero seccare i rubinetti. Dalle Regioni arriverà anche la richiesta della messa a disposizione dei fondi del Pnrr per la realizzazione di nuovi invasi. Si pensa anche a un prelievo sempre più massiccio dai laghi. Ma serve un accordo politico e un’intesa con i gestori degli invasi idroelettrici. Prevedendo anche per loro i ristori. Intanto l’Autorità di bacino del Po ha dichiarato, in proprio, l’allarme rosso: la situazione del grande fiume è infatti allo stato di emergenza più grave, probabilmente da quando se ne ha memoria.

Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia

Nell’ultima riunione dell’Autorità si è, per il momento, raggiunta una soluzione di compromesso: non sospendere l’irrigazione delle campagne, ma ridurre i prelievi del 20%. Ma intanto il problema più grande è quello dell’approvvigionamento dell’acqua potabile. In Piemonte 145 comuni sono in allerta, la maggior parte nel Novarese e nell’Ossolano. La Regione ha chiesto aiuto alla Val d’Aosta. Altri problemi nell’approvvigionamento si registrano nella Bergamasca e nell’Appennino parmense. Così come nell’area del Delta del Po: la protezione civile ha effettuato una ricognizione sui potabilizzatori di Acque Venete e Romagna Acque che servono le utenze di circa 7-800mila persone.

L’Emilia-Romagna dalle prossime ore sarà in stato di calamità e nel Lazio il presidente della Regione Nicola Zingaretti definisce «grave» la situazione della provincia di Roma, annunciando lo stesso provvedimento per mercoledì: consentirà di adottare le prime misure e invitare i sindaci a contenere il consumo dell’acqua. Tutte le soluzioni però non saranno efficaci nel medio periodo. L’unica cosa che risolverebbe è la pioggia. Ma non è previsto il suo arrivo in tempi brevi. Anzi: nei prossimi giorni proseguirà il caldo.

La Stampa aggiunge che anche in Lombardia c’è molta preoccupazione. Confagricoltura stima in due miliardi i danni per le campagne: «Raccoglieremo, sia per quanto riguarda il mais sia per i foraggi, dal 30 al 50% in meno», avverte il numero uno lombardo Riccardo Crotti. Nella Pianura Padana, dove si concentra il 30% della produzione agricola nazionale il livello del Po è calato di oltre 3 metri rispetto al punto più basso, registrato lo scorso Ferragosto secondo Coldiretti.

Lo stato di calamità

I razionamenti per i terreni agricoli sono già stati avviati a Frosinone e a Latina. L’erogazione dell’acqua viene sospesa tutti i giorni, dalle 12 alle 18. Zingaretti fa sapere che «allo stato attuale nel territorio di Ato 2», che comprende anche Roma, «non è prevista né preventivata alcuna forma di turnazione» per la sospensione del servizio idrico. E questo anche grazie al fatto che dal 2017, quando ci fu l’altra famosa crisi di approvvigionamento, con i lavori fatti sulla rete distributiva si sono risparmiati 100 milioni di metri cubi d’acqua. «La situazione però è grave, al massimo entro mercoledì procederemo alla proclamazione dello stato di calamità che darà strumenti utili a prelievi, ci auguriamo limitati, che permettano la non turnazione nel territorio di Acea Ato 2», conclude il governatore.

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