Ok di Draghi alla risoluzione di maggioranza sull’Ucraina, si parla di «ampio coinvolgimento del Parlamento» anche sull’invio delle armi – Il documento

Secondo alcune ricostruzioni a bloccare il testo ieri sera sarebbe stato il titolare della Farnesina, Di Maio

Al fotofinish, la risoluzione di maggioranza arriva in aula al Senato anche con l’ok del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Anzi, lo stesso premier avrebbe accettato che nel documento si parli di «ampio» (come si vede dalle immagini è stato aggiunto a penna) coinvolgimento delle Camere, con le modalità previste dal decreto legge 14/2022 «in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine», questo, «ivi comprese le cessioni di forniture militari». Secondo alcune ricostruzioni, a fare problemi sulle ultime limature del testo, ieri, sarebbe stato il titolare degli Esteri, Luigi Di Maio, ben più del premier. Che invece oggi non avrebbe fatto particolari rimostranze, anche perché il testo fa esplicito riferimento alle decisioni prese già all’inizio del conflitto. Nella sostanza, però, il documento non concede molto alla linea del Movimento cinque stelle: si parla sì dell’ampio coinvolgimento del Parlamento, ma solo nei limiti del dl 14/2022. Non c’è un vero e proprio obbligo di riferire, né tantomeno di votare nel merito, sulle armi come su altri punti delicati per i grillini. Neppure la proposta di usare il metodo che Conte seguiva all’epoca del Covid e dei vari Dpcm è passata, bocciata già nelle ore scorse.


Il documento, piuttosto ampio, ripercorre alcuni dei temi più rilevanti su cui si è impegnato lo stesso Draghi nel corso di questi mesi di conflitto. Si chiede, ad esempio, al governo di «supportare le domande di adesione all’Ue di Ucraina, Repubblica Moldova e Georgia, in un quadro di rispetto dei criteri di Copenaghen, e accelerare il percorso di adesione all’Ue dei Paesi dei Balcani Occidentali». Ci sono anche i temi cari in particolare al Movimento cinque stelle, ovviamente, ad esempio sul Patto di stabilità: «Nel contesto delle analisi sul semestre europeo», si legge, il Senato impegna il governo a «sostenere una revisione puntuale della governance economica che modifichi radicalmente il Patto di stabilità e crescita al fine di favorire gli investimenti e la coesione sociale».


Il voto finale

Alla fine, la mozione passa ad ampia maggioranza: 219 favorevoli, 20 contrari e 22 astenuti. Bocciati tutte le altre risoluzioni.

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