Il caso di Manlio Di Stefano, nato anti Nato nel M5s, e ora filo Nato post M5s

Il deputato tuonava contro l’Alleanza Atlantica e il colpo di stato in Ucraina sul blog di Grillo. Ora sta con Di Maio nel partito più atlantista del parlamento

Sembra ieri. E invece era il 12 gennaio del 2017 quando l’allora deputato e capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Commissione Esteri Manlio Di Stefano tuonava contro l’Alleanza Atlantica sul blog di Beppe Grillo (l’intervento poi è finito sul Blog delle Stelle). «Da tempo la NATO (tanto per non dire gli Stati Uniti) sta giocando con le nostre vite», scriveva il deputato. E per essere ancora più chiaro aggiungeva: «Il M5S si oppone da sempre a questa immonda strategia della tensione e chiede, con una proposta di legge in discussione alla Camera dei Deputati, che la partecipazione italiana all’Alleanza Atlantica sia ridiscussa nei termini e sottoposta al giudizio degli italiani». Una posizione chiara, chiarissima. Ribadita il 28 gennaio dello stesso anno con un argomento nel frattempo tornato d’attualità: l’Ucraina.


Dietrofront, avanti marsch!

«Nel voler forzare l’ingresso di Kiev nella Nato, in poche parole, gli Stati Uniti stanno giocando con scenari di terza guerra mondiale», diceva il deputato in un intervento in Commissione. Mentre intanto il M5s invitava tutti al convegno “Se non fosse NATO“. E non finisce mica qui. Negli anni i suoi interventi in politica estera hanno appassionato i commentatori. Nel 2016 andò a Mosca per rappresentare il M5S al congresso di Russia Unita, il partito di Putin. L’anno prima annunciò un viaggio in Crimea sostenendo che «l’Europa non è indipendente. Gli Stati Uniti stanno trascinando l’Ue in una crociata contro la Russia, che contraddice gli interessi storici del nostro continente».


O tempora, o mores! Oggi deve essere successo qualcosa. Perché Manlio Di Stefano nel frattempo ha lasciato il Movimento 5 Stelle ed è entrato in Insieme per il Futuro, seguendo il leader Luigi Di Maio. Anche lui, come il ministro degli Esteri, è al secondo mandato. Ma lo stesso Di Maio ha assicurato che le poltrone non c’entrano niente con la scelta di lasciare il partito di Giuseppe Conte. Anzi, il problema era un altro: «È un fatto molto grave che tende a creare tensioni e instabilità all’interno del Governo. Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da Ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista».

Alleanze atlantiche ed elettorali

E ancora: «Abbiamo scelto di fare un’operazione verità, partendo proprio dall’ambiguità in politica estera del M5S: in questo momento storico sostenere i valori europeisti e atlantisti non può essere una colpa. Di fronte alle atrocità di Putin dovevamo scegliere». Più chiaro di così è difficile. Viva l’Atlantismo, e pazienza se la Nato “gioca con le nostre vite”, come diceva Di Stefano. Dalla sua pagina Facebook è intanto nel frattempo sparito ogni riferimento al M5s. Via il simbolo e via il nome, anche se nel frattempo quello del partito di Di Maio ancora non compare. In compenso tanti post sulla guerra in Ucraina che «ci sta danneggiando» e nel frattempo bisogna «rispondere all’invasione russa». E qualche commento nostalgico, come quello di Rossella: «Balle. Quello che volete sono quattrini e privilegi. Se credevate che non ce ne saremmo accorti, ci avete sottovalutati. E questo è più grave, faremo in modo che sia un boomerang».

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