Riforma dell’università, l’immunologa Viola: «Così si affossa la ricerca scientifica pubblica»

I contratti di ricerca, da 24 mila euro all’anno, arriveranno a costare 54 mila euro senza che aumentino anche i finanziamenti

«La riforma dell’Università in approvazione in questi giorni rischia di affossare in maniera irreparabile la ricerca scientifica pubblica nel nostro Paese». È quanto denuncia l’immunologa Antonella Viola in un editoriale pubblicato su La Stampa. Secondo la sua analisi, i rischi della riforma sono maggiori dei benefici e tra i più colpiti ci saranno i giovani. Al momento, i ricercatori che partecipano ai progetti di ricerca usufruiscono di assegni dal costo di circa 24 euro annui, ma con la nuova riforma si arriverà a contratti di ricerca da 52 mila euro all’anno. Un aumento che però prevede di lasciare invariati i finanziamenti alla ricerca, già bassi e vittime di continui tagli, nonché gli stipendi dei ricercatori.


Nel mirino anche i grandi gruppi di ricerca

Non solo. A finire nel mirino di questa riforma sono anche i piccoli gruppi di ricerca che, se non riusciranno ad accedere a finanziamenti più cospicui, saranno cancellati. «Ridurre il numero di ricercatori e progetti di ricerca non è mai un bene – puntualizza Viola – perché riduce il livello di competenze e conoscenze di cui poi tutti beneficiamo». Ma a doversi allarmare sono anche i grandi gruppi di ricerca. La riforma, infatti, prevede che potranno essere reclutati giovani ricercatori solo per una spesa complessiva non superiore a quella utilizzata nell’ultimo triennio. «Questo significa che, a parità di spesa e con il doppio dei costi, ogni Università potrà reclutare la metà dei ricercatori. Per assurdo, i vincitori dei bandi europei – conclude l’immunologa – potrebbero trovarsi nell’impossibilità di offrire posizioni, nonostante la disponibilità economica».


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