Oltre a un punto sull’esito di G7 in Germania e vertice Nato a Madrid, il colloquio di questa mattina al Quirinale tra Mario Draghi e il presidente Sergio Mattarella difficilmente ha potuto ignorare la fibrillazione che in queste ore sta travolgendo la maggioranza di governo. Ieri 29 giugno era stato il presidente del M5s Giuseppe Conte a salire al Colle, alla fine di una giornata caratterizzata dalle tensioni per le voci sulla presunta richiesta di Draghi a Grillo di «cacciare dal M5s» l’ex premier. Una voce smentita con ore di ritardo da Draghi, ma ribadite ancora questa mattina da il Fatto quotidiano che di certo non hanno rasserenato gli animi tra le fila grilline. Nessun commento ulteriore però è arrivato da Conte, che da ieri osserva un religioso silenzio, in attesa di un confronto che Draghi ha annunciato dovrà esserci in giornata. Questo almeno era quanto aveva garantito il premier ieri da Madrid, ma che sarebbe tramontata all’ultimo, almeno secondo fonti vicine ai parlamentari M5s. Da senatori e deputati grillini infatti sarebbe in crescita il pressing su Conte per uscire dal governo, mantenendo eventualmente solo l’appoggio esterno alla maggioranza.
La protesta leghista
Altre mine però si affacciano sulla strada del premier, con il fronte sempre più caldo nella maggioranza alle prese con l’avvio di Ddl su Ius Scholacae e Cannabis. A salire sulle barricate è il leader della Lega Matteo Salvini, che ancora oggi ha chiesto che tutto si fermi, prima che le conseguenze di possibili ritorsioni leghista possano abbattersi sulla tenuta del governo. «Mentre gli italiani hanno problemi di stipendi troppo bassi e bollette troppo alte – ha detto Salvini ad affaritaliani.it – la sinistra blocca il Parlamento con leggi per legalizzare le droghe e regalare cittadinanze agli immigrati. Una follia, un insulto non solo alla Lega ma soprattutto ai milioni di cittadini in difficoltà». E la giornata è solo all’inizio.
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