La resistibile ascesa di Domenico Arcuri è finita: via da Invitalia, sostituito dal nipote di Mattarella

L’ex commissario di Conte non vede rinnovato il suo incarico nell’agenzia governativa

Domenico Arcuri lascia anche Invitalia. L’ex commissario all’emergenza Coronavirus voluto da Conte e sostituito da Draghi con il generale Figliuolo ha perso il suo incarico nell’agenzia governativa che si occupa degli acquisti della Pubblica Amministrazione. Il governo ha deciso di sostituirlo con Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica. Su di lui ha pesato l’indagine per peculato a proposito delle mascherine cinesi, i ritardi sui vaccini e le primule. Mentre negli incarichi Arcuri era di fatto l’ultimo dei contiani. E si pensava che il suo nome sarebbe rientrato nelle nomine pubbliche del 2023, quando scadranno gli incarichi ai vertici di Poste, Leonardo, Eni e Terna. Invece, spiega oggi la Repubblica, il suo è stato il canto del cigno: la sua esperienza di manager pubblico può dirsi ormai conclusa. A meno di risultati clamorosi alle prossime elezioni.


L’ex commissario

Il quotidiano spiega che Bernardo Mattarella ha speso un pezzo importante della sua carriera proprio in Invitalia. A suo svantaggio, in queste settimane, c’era proprio la sua parentela con l’inquilino del Quirinale. Ma alla fine il governo ha deciso di puntare su di lui. Intanto Arcuri scrive una lettera al quotidiano per salutare tutti. Anche il suo successore: «È stato un lungo cammino, che non sarebbe neppure iniziato senza le tante persone che lo hanno percorso insieme a me. A loro, dalla più giovane che è arrivata la settimana scorsa, al più anziano che è in azienda dall’inizio, va la mia riconoscenza. Senza di loro non sarei stato capace di fare nulla di ciò. Ed è bello che uno di loro mi succeda. Di questo tutte le persone di Invitalia debbono essere fiere. In fondo è anche un riconoscimento del lavoro di tutti noi in questi anni. E Bernardo Mattarella, ne sono sicuro, saprà fare altrettanto, se non meglio, di quello che sono riuscito a fare io».


E infine: «A me resta solo il rammarico di non essere più nelle condizioni di continuare ad occuparmi del bene comune. Che è tra i mestieri più gratificanti che esistono. Ma ora è il momento di chiudere una pagina, di lasciar posare le emozioni, di gioire per tutto quello che è stato, di popolare la memoria. Per tutto il resto aspettiamo domani».

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