Alpini, 170 nuove denunce di molestie in arrivo. Ma loro vogliono fare causa per danni
La storia delle presunte molestie degli alpini durante il raduno di Rimini non finirà con un’archiviazione. Anche se la procura l’ha chiesta per il caso della 25enne strattonata e oggetto di frasi «sessualmente allusive» – il cosiddetto catcalling – perché è stato impossibile identificarne gli autori. Da una parte infatti è in arrivo un esposto che racconterà di 170 altre molestie ricevute da donne da parte di Non una di Meno, l’associazione che con le sue denunce ha fatto partire il caso. Dall’altra Sebastiano Favero, presidente degli alpini, annuncia «azioni legali» nei confronti di chi ha offeso il corpo. Anche se lo stesso Favero si era scusato con le ragazze oggetto di molestie e aveva detto che avrebbe fatto di tutto per individuare i responsabili, promettendo collaborazione con le forze dell’ordine.
Il dossier di Non una di meno
All’epoca dei fatti il collettivo aveva organizzato una contro-adunata davanti al comune di Rimini. Adesso ha pronto un dossier che riporta 170 segnalazioni di molestie subite da donne di ogni età. Nel documento dovrebbero rientrare anche i racconti delle 500 donne che hanno raccontato via social network le molestie. Intanto Raffaella Vitiello, una delle prime ragazze a metterci la faccia, racconta in un’intervista rilasciata al Resto del Carlino cosa le è accaduto. «Di quella sera ricordo tutto. I due alpini che mi rivolgono frasi oscene e poi mi seguono. La zuffa con il mio amico. Uno degli alpini che mi colpisce con uno schiaffo, mentre io cerco di separarli. Il colpo è stato talmente violento da farmi cadere a terra», racconta oggi.
Raffaella non è tra coloro che ha presentato denuncia: «Quando le ho detto che gli amici che si trovavano con me quel giorno a Rimini non erano molto propensi a testimoniare, l’avvocata mi ha detto che se avessimo presentato la denuncia soltanto con il mio racconto, senza alcun testimone, tutto rischiava di finire in una bolla di sapone». Ha presente che senza denuncia sarà impossibile cominciare le indagini: «Ho ancora qualche giorno di tempo per pensarci, ci rifletterò ancora sopra. Nel mio caso, non dovrebbe essere nemmeno così difficile individuare i responsabili. Quel giorno infatti una volante della Polizia era intervenuta, perché uno degli alpini che mi stava molestando poi si era messo a fare a botte con l’amico che aveva preso le mie difese. Gli agenti ci hanno identificato, e poi mi hanno spiegato che avevo tre mesi di tempo per sporgere l’eventuale denuncia».
La causa civile degli alpini
Dall’altra parte del fronte invece gli alpini vogliono muoversi anche loro per vie legali. «Abbiamo conferito mandato ai nostri avvocati di intraprendere azioni legali contro chi ci ha offeso durante e dopo il raduno – annuncia Favero al Quotidiano Nazionale –. Troppo fango è stato gettato sul nome dell’Ana». E ancora: «Sono molto amareggiato perché il comportamento di singole persone, peraltro non accertato, è stato usato per screditare l’associazione che proprio domani compie 103 anni». Gli avvocati valutano un’azione civile di risarcimento danni nei confronti di Non una di Meno: «Dobbiamo farlo per tutelare un patrimonio centenario di valori».
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