Alpini, la coordinatrice Pd di Rimini: «Una molestia va denunciata altrimenti non si è credibili»

Sonia Alvisi ha una sua teoria su quello che potrebbe essere successo: «Comprare un cappello è semplice, ci sono bancarelle a ogni angolo. Loro parlano di infiltrati, io non so»

Sonia Alvisi, coordinatrice delle donne democratiche del Partito Democratico di Rimini e consigliera alle pari opportunità in Emilia-Romagna, da qualche giorno è in prima linea nella polemica sulle molestie degli Alpini durante il raduno nella sua città. Ma con una posizione che ha suscitato a sua volta critiche. Ovvero, come ha scritto lei stessa su Facebook, combattendo «l’inaccettabile discredito verso un Corpo dal valore riconosciuto e indiscusso del nostro Esercito». E oggi in un’intervista a La Stampa spiega meglio la sua posizione: «Io non dico che non credo a queste ragazze, con cui peraltro non ho neanche parlato e di cui non ho letto le testimonianze neanche sui giornali. Ma se io subisco una molestia devo immediatamente andare a denunciare alle autorità. Perché se poi dico un qualcosa senza denunciare divento meno credibile rispetto a quello che ho subito».


E ancora: «Io dico solo che noi non possiamo sapere cosa è successo. E dico che se queste ragazze hanno subito una molestia è giusto che si rivolgano all’autorità. Anche contro ignoti. Certo, poi è difficile che su 400 mila persone lo si trovi, ma è importante». Infine, Alvisi svela la sua teoria su quello che potrebbe essere accaduto a Rimini: «Ho parlato con tanti Alpini che mi hanno detto che alle loro adunate arrivano tante persone. Comprare un cappello è semplice, ci sono bancarelle a ogni angolo. Non è semplice capire chi è penna nera e chi no… Loro parlano di infiltrati, io non so. Di sicuro però questo problema si ripeterà sempre, a ogni evento di massa, come ad esempio la Notte Rosa».


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