Boeri: «Il reddito di cittadinanza? È utile. Ora subito la legge sul salario minimo»

L’economista ed ex presidente dell’Inps: è sorprendente che i sindacati si oppongano

Il reddito di cittadinanza è uno strumento fondamentale per combattere la povertà. Mentre è necessario accelerare sul salario minimo. Questo dice oggi l’economista ed ex presidente dell’Inps Tito Boeri in un’intervista rilasciata a La Stampa. Nel colloquio con Paolo Baroni, Boeri dice che «ci sono molti correttivi da fare al Reddito di cittadinanza perché è strutturato male e non aiuta sufficientemente i nuclei numerosi ed aiuta troppo le persone singole. Poi ci sono alcuni problemi legati al passaggio dall’Rdc al lavoro da mettere a punto. Però questo è uno strumento fondamentale che non si può smontare: soprattutto in questo momento abbiamo bisogno di una misura universale di contrasto della povertà».


Sul salario minimo, per l’economista «è davvero sorprendente che tra i sindacati ci sia ancora chi si oppone a questa idea. Il vero problema oggi in Italia è che c’è una quota di lavoratori sempre più importante che sfugge alle maglie della contrattazione collettiva. Per questo serve una legge che fissi un livello retributivo orario minimo al di sotto del quale non si può scendere in tutti i settori, per tutte le imprese, per tutti i lavoratori».


Ma per Boeri la soluzione trovata dalla Spagna, che ha ridotto i contratti precari, non è replicabile in Italia: «Gli spagnoli partono da una situazione molto diversa dalla nostra perché sono arrivati ad avere sino ad un terzo dei lavoratori dipendenti che avevano dei contratti temporanei e quindi hanno dovuto fare degli interventi molto drastici per limitare le assunzioni con contratti a tempo determinato. Noi dobbiamo intervenire soprattutto sulla loro conversione in contratti a tempo indeterminato incentivando le imprese a fare questa trasformazione. Singolare che dopo il parere della Consulta nessuno abbia più usato parlare di come riformare i contratti a tempo indeterminato per offrire tutele crescenti in base all’anzianità aziendale».

Leggi anche: