Lo scandalo Uber mette nei guai Macron. Quella trasmissione di 5 anni fa che imbarazza l’Eliseo – Il video

Su Twitter spunta lo spezzone di un talk show francese in cui l’ex ministro del lavoro difende i suoi colleghi di governo dall’accusa di lobbying

Per il presidente francese Emmanuel Macron, travolto nelle ultime ore dallo scandalo Uber, i guai sono solo all’inizio. Se non bastassero infatti i presunti messaggi scambiati nel 2014 con il cofondatore di Uber, Travis Kalanick, che dimostrerebbero la sua connivenza con l’attività di lobbying del colosso di trasporti, su Twitter ha ripreso a circolare uno spezzone del talk show francese L’emission politique risalente ad aprile 2017 che rischia di mettere ancora più in imbarazzo il presidente, all’epoca in corsa per la carica dopo aver lasciato il ministero dell’Economia. Nel breve video, condiviso da un account a sostegno del deputato di La France Insoumise (il partito di Jean-Luc Mélenchon), François Ruffin, Macron è incalzato da Sayah Baaroun, segretario generale del sindacato dei Vtc (Veicoli per turismo con conducente, ndr): «Abbiamo combattuto per avere una legge (per tutelare la categoria, ndr). E chi trovo a fare lobbying in un ristorante di lusso? Il suo capo di gabinetto», dice, sovrastandolo quando tenta di replicare. «È uscito un articolo, a luglio, in cui si vedeva chiaramente il suo capo di gabinetto, i suoi deputati e senatori a tavola con tutti i vertici del Vtc», continua. E Macron si difende così: «Sta dicendo cose senza senso. Per fare delle accuse così gravi deve darmi dei nomi, una lista e andiamo davanti a un giudice. Non ho mai difeso gli interessi dei deputati né del Vtc. Difenderò gli impegni presi».


L’inchiesta

Il presidente francese figura appunto tra gli esponenti politici coinvolti nell’attività di lobbying del colosso Uber scoperchiata da un’inchiesta del Guardian, che ha avuto accesso agli Uber Files: 124 mila documenti risalenti al periodo che va dal 2013 al 2017 che rivelano pratiche illegali del servizio di trasporto per distruggere il settore dei taxi in Europa e accaparrarsi il mercato. Un lavoro di lobbying dal valore di 90 milioni di dollari che avrebbe coinvolto 40 Paesi e avrebbe visto l’azienda reclutare politici su politici per assicurarsi la tutela dei propri interessi. Tra le migliaia di messaggi Whatsapp, chiamate ed email trapelate, hanno creato particolare scandalo i messaggi scambiati nel 2014 dal cofondatore di Uber, Travis Kalanick, con Emmanuel Macron, all’epoca ministro dell’Economia. Stando alle rivelazioni dell’inchiesta, il presidente francese si sarebbe messo a disposizione dell’imprenditore per spingere l’azienda con leggi ad hoc in un periodo in cui i tassisti francesi protestavano pesantemente contro il lancio sul mercato di piattaforme come Uber.


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