Orban torna all’assalto delle sanzioni contro la Russia: «Così l’Ue si è sparata ai polmoni»

Rincara la dose il presidente ungherese, che mette in guardia Burxelles sulle misure economiche contro Mosca che secondo lui starebbero danneggiando più l’economia europea di quella russa

Con le sanzioni contro la Russia per l’invasione in Ucraina, l’Unione europea secondo il Viktor Orban «si è sparata nei polmoni e ora fatica a respirare». Il presidente ungherese torna a ribadire la sua contrarietà alle misure imposte da Bruxelles, stavolta con toni più duri e diretti. Nella consueta intervista a Kossut Radio, Orban ha detto che le sanzioni «non aiutano l’Ucraina», né stanno portando ad avvicinarsi «alla fine della guerra», anzi semmai la starebbero allungando. Come aveva già detto al Parlamento europeo in una lettera dello scorso 16 giugno, ricorda l’agenzia Nova, Orban ritiene che le sanzioni rischiano di portare l’Ue alla morte: «Inizialmente, pensavo che ci fossimo solo sparati a un piede – ha detto il presidente ungherese – ma ora è chiaro che l’economia europea si è sparata ai polmoni e fatica a respirare. Il momento della verità deve arrivare a Bruxelles – ha aggiunto – deve arrivare a Bruxelles, quando i leader ammetteranno di aver fatto un errore di calcolo, che la politica delle sanzioni era basata su presupposti sbagliati e non ha soddisfatto le aspettative riposte in essa»


La crisi in Ungheria

La crisi dei prezzi dell’energia non ha certamente risparmiato l’Ungheria, alle prese con nuove misure da parte del governo che vietano l’export di ogni tipo di carburante, compresa la legna da ardere. Nel contempo il governo ungherese ha dovuto limitare i diversi sussidi per il contenimento dei costi delle utenze, dopo averne varati diversi lo scorso aprile. L’inflazione è arrivata ai massimi dai vent’anni, mentre il fiorino ha subito un calo drastico. Sullo sfondo resta ancora aperta la battaglia tra il governo Orban e la Commissione Ue sullo stato di diritto, su cui è ancora in corso una trattativa. E non mancano le tensioni interne, con diversi lavoratori autonomi e piccoli imprenditori sul piede di guerra dopo la proposta di riforma avanzata dal governo per aumentare le tasse proprio a freelance e Pmi.


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