È un Enrico Letta animato quello che parla, in questi momenti, dal palco del congresso del Psi, a Roma. «Faccio un appello a tutte le forze politiche e al Movimento 5 stelle perché sia della partita mercoledì, con la voglia di rilanciare rispetto ai nuovi grandi contenuti intervenuti. Il rapporto con i sindacati si è finalmente aperto e scongelato», ha detto il leader del Pd in riferimento al fatidico momento in cui Mario Draghi si presenterà alle Camere e il comportamento dei singoli partiti potrebbe rivelarsi decisivo per convincerlo a non ripresentare le dimissioni.
Poi, seppur affermando di essere pronto a combattere «con tutta la nostra determinazione» le eventuali elezioni del 25 settembre, ne allontana il più possibile l’ombra: «Nel Paese non c’è nessuna voglia e nessuna spinta per una crisi che porterebbe a un avvitamento e alle elezioni il 25 settembre. La prima cosa che si dirà dopo questa crisi sarà “gli italiani sono sempre gli stessi”. Se noi oggi fermiamo il percorso del governo Draghi sarà interpretato come la solita drammatica inaffidabilità italiana. Sarà uno stigma, bisogna che il governo Draghi continui», ha detto, appellandosi alla reputazione del Paese di fronte alla comunità internazionale.
Già prima, arrivando al congresso, Letta aveva espresso chiaramente la sua volontà, e quella del Pd, di continuare con l’esecutivo draghiano: «Ci sono le condizioni per continuare il lavoro del governo Draghi. L’Italia e gli italiani vogliono questo e i politici devono interpretare il volere degli italiani, che non vogliono una crisi al buio ma un governo che lavori e che dia risposte ai grandissimi problemi dell’inflazione e quelli portati da questa situazione internazionale – aveva detto – Con un nuovo voto di fiducia stabiliamo un percorso di nove mesi importante per completare tutte le riforme. Questo è l’impegno che noi stiamo mettendo da qui a mercoledì. Non si interrompa questo lavoro importante per il Paese e per l’Europa, il lavoro del governo Draghi che ci vede convintamente impegnati».
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